Sergei Lavrov a Teheran: il vertice 3+3 per stabilizzare il Caucaso

I rappresentanto di Armenia, Azerbaigian, Iran, Turchia e Russia si riuniranno nella capitale della Repubblica islamica per definire il futuro della regione. L'ombra dei conflitti in Ucraina e Israele, però, pende sulle prese di posizione di Teheran e Mosca

Sergei Lavrov a Teheran: il vertice 3+3 per stabilizzare il Caucaso
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Il ministero degli Esteri russo ha annunciato che lunedì 23 ottobre il capo della diplomazia di Mosca Sergei Lavrov sarà a Teheran, per i colloqui 3+3 sul Caucaso. Al vertice parteciperanno anche i rappresentanti di Iran, Azerbaigian, Armenia e Turchia. In questo formato dovrebbe essere compresa anche la Georgia, che però non presenzierà.

Al centro delle discussioni vi saranno gli sviluppi nella regione e le possibilità di cooperazione tra i vari stati in settori come la politica, la sicurezza, l’economia e l’energia. Secondo l’agenzia stampa della Repubblica islamica Irna, l’obiettivo dei vari incontri è risolvere i problemi senza l’interferenza dell’Occidente. Punto centrale della riunione sarà la pace tra Erevan e Baku, dopo la conquista azera del Nagorno-Karabakh e l’esodo di circa 100mila armeni nel timore di una pulizia etnica.

Il formato ha assunto una particolare importanza viste le crisi internazionali che coinvolgono tutti i partecipanti, sia all’interno dei confini geografici del Caucaso, sia nello scacchiere mondiale. Il 14 ottobre, il segretario di Stato Antony Blinken ha lanciato l’allarme per un possibile nuovo conflitto tra Armenia e Azerbaigian. Il leader di Baku Ilham Aliyev, infatti, ha dichiarato la sua intenzione di voler aprire “anche con la forza” un corridoio tra il territorio principale del suo Stato e l’exclave di Naxçıvan, che passerebbe per la regione Syunik, nell'Armenia meridionale.

Russia e Iran, in questo momento, non possono permettersi un’altra guerra ai loro confini. Mosca è impantanata in Ucraina da quasi due anni e sta convogliando tutte le sue risorse nel tentativo di riprendere l’iniziativa, dopo la controffensiva ormai praticamente conclusa di Kiev. La sua volontà di impegnarsi nel Caucaso è estremamente ridotta, come dimostrato dalla sua inazione a settembre e dai commenti caustici del premier armeno Nikol Pashinyan, che ha definito “un errore tragico” la dipendenza del suo Paese dal Cremlino per questioni di sicurezza.

L’Iran, da parte sua, è impegnato più o meno indirettamente nel conflitto tra Israele e Hamas. Ha finanziato e aiutato il gruppo terroristico palestinese nella preparazione del blitz del 7 ottobre e buona parte delle milizie presenti nell’area, in particolare gli Hezbollah e le fazioni sciite irachene, guardano a Teheran nell’attesa dell’ordine di aprire un secondo fronte contro lo Stato ebraico. Pare che, al momento, l’obiettivo principale della Repubblica islamica sia scalzare l’Arabia Saudita dal suo ruolo di leader del mondo islamico e, per farlo, non può “sprecare” troppe risorse sul fronte nord.

Una prima riunione tra gli Stati del Caucaso e gli eredi dei tre grandi imperi si è tenuta l’anno scorso a Mosca, a livello di viceministri degli Esteri. Tblisi non ha inviato un suo rappresentante neanche in quell’occasione. Una prima idea del formato 3+3 è stata proposta da Turchia e Azerbaigian nel dicembre 2020, dopo l’ultima guerra nel Karabakh, e poi rilanciata nel 2021 da Lavrov e dal presidente Vladimir Putin.

L’ipotesi di questa tavola rotonda è stata inizialmente accolta con scetticismo da Armenia e Georgia, visto che la prima non ha contatti diplomatici con Ankara e Baku e la seconda ha tagliato i rapporti con la Russia dopo la guerra del 2008.

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