Spagna, Grecia e Italia e non solo: così l'Europa vira a destra

Italia, Spagna, Grecia, ma anche Svezia e Finlandia: l'Europa guarda sempre più a destra, mentre la sinistra tradizionale arranca un po' ovunque. In attesa delle elezioni europee di giugno 2024

Spagna, Grecia e Italia e non solo: così l'Europa vira a destra
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Prima della pandemia e della guerra in Ucraina, grazie soprattutto alla formazione del governo "semaforo" del socialdemocratico Olaf Scholz in Germania, sembrava che le forze di centro-destra e conservatrici stessero attraversando un momento di crisi e di stallo. Le recenti elezioni in tutta Europa, tuttavia, mostrano un quadro molto diverso e un vento che in tutto il Vecchio Continente soffia a destra e verso le forze popolari e liberali.

Prima, a settembre 2022, la larga vittoria di Giorgia Meloni in Italia e il boom della destra in Svezia, poi la sconfitta della premier socialdemocratica Sanna Marin in Finlandia nell'aprile di quest'anno e infine quella di ieri, in Spagna, con il tracollo di Podemos e le dimissioni del premier socialista Pedro Sanchez.

Senza contare la Grecia, dove alle elezioni 21 maggio scorso il partito conservatore del premier uscente Kyriakos Mitsotakis - pur chiedendo nuove elezioni per la mancanza di una maggioranza in parlamento - ha stracciato i rivali di sinistra di Syriza. Uno scenario da incubo per la sinistra, in attesa delle elezioni europee di giugno 2024.

Gli elettori europei guardano a destra

Anche negli altri Paesi la sinistra appare in grande affanno. In Francia, secondo il sondaggio elaborato dal gruppo Elabe per il canale televisivo Bfm, se si votasse ora Marine Le Pen otterrebbe il 55% dei voti e il presidente Macron il 45% se si affrontassero ora in ipotetico ballottaggio (Macron, com'è noto, non si potrà ricandidare fra quattro anni). Lo scorso aprile, Macron ha sconfitto Le Pen con un margine di 58,5% a 41,5%, diventando il primo presidente francese a vincere un secondo mandato in due decenni. Tuttavia, per Marine Le Pen si trattò già a quel tempo di una crescita record: erano 5 milioni e mezzo gli elettori di estrema destra vent'anni fa con papà Jean-Marie, sono stati oltre 10 milioni e mezzo nel 2017 e circa il 6% in più al ballottaggio dell'aprile 2022.

"Emmanuel Macron farebbe fatica a mantenere il suo elettorato, solo sette su dieci voterebbero di nuovo per lui", ha dichiarato a Bfm Bernard Sananes, responsabile di Elabe. Le Pen è infatti considerata la vincitrice morale dei mesi di protesta in Francia contro l'impopolare riforma voluta dal governo di innalzare l'età pensionabile, da 62 a 64 anni. Il leader della sinistra, Jean-Luc Melenchon, che ha appoggiato i manifestanti e gli scioperanti, ha invece perso consensi. Il Rassemblement National dunque non fa più paura ed è anzi diventato il punto di riferimento di milioni di giovani e della classe operaia.

Crisi dei consensi per la sinistra anche in Germania

Anche in Germania, dove fino a questo momento i partiti "tradizionali" hanno retto, la tendenza è la stessa di tutta Europa. Secondo gli ultimi sondaggi, il governo "semaforo" di Scholz formato da socialdemocratici, verdi e liberal-democratici ha perso consensi da quando è entrato in carica nel dicembre 2021. Un terzo degli intervistati ha dichiarato di essere soddisfatto dell'operato del governo, mentre due terzi sono critici. A beneficiarne sarebbero soprattutto i Democratici Cristiani (Cdu) e i loro partner bavaresi della Csu, raggiungendo così il 31% dei consensi. L'Spd perderrebbe voti e si fermerebbe al 18%, i Verdi al 17% e anche i liberali dell'Fdp raccoglierebbero appena il 6%.

Come già sottolineato su IlGiornale.it, i Verdi tedeschi, in particolare, stanno attraversando una crisi d'identità profonda. Anche a causa della guerra in Ucraina, il partito è stato costretto a scendere a compromessi su molti fronti e il partito rappresentato da Ricarda Lang e Omid Nouripour sta racimolando risultati deludenti.

Nel Land di Brema - il più piccolo della Germania con appena 680mila abitanti, roccaforte della Spd - alle elezioni del 15 maggio scorso, il partito ecologista ha raccolto un misero 11,9%, con ben 5,5 punti percentuali in meno rispetto a quattro anni fa: è il peggior risultato dal 1999, quando il partito raccolse l'8,9%. Una crisi che si riflette anche nelle tensioni interne al governo Scholz.

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