"Spie di Mosca". Due iraniani dietro le infiltrazioni russe in Svezia

La condanna è arrivata nelle scorse ore e il processo ha svelato una grave falla all'interno dell'intelligence svedese

"Spie di Mosca". Due iraniani dietro le infiltrazioni russe in Svezia

Secondo i media di Stoccolma, la Svezia si è trovata davanti al più grave caso di spionaggio condotto nel proprio territorio. Oggi un tribunale ha ufficialmente accertato la colpevolezza in tal senso di due fratelli iraniani, condannati con l'accusa di aver effettuato servizi di spionaggio per conto della Russia. Il caso è venuto alla ribalta lo scorso anno e si riferisce a circa un decennio di lavoro sottobanco svolto dagli accusati in territorio svedese.

La sentenza di condanna in Svezia

La sentenza contro i fratelli iraniani è arrivata nelle scorse ore. Il fratello maggiore, Peyman Kia, è stato condannato all'ergastolo. Il minore invece, Payam Kia, ha subito una condanna a nove anni e dieci mesi.

Per le leggi svedesi, l'ergastolo equivale a un minimo di 20 o 25 anni di carcere. I giudici hanno sciolto ogni dubbio circa la colpevolezza dei due. "Oltre ogni ragionevole dubbio – si legge nelle carte della sentenza – i fratelli, insieme e consultandosi, senza autorizzazione e a beneficio della Russia e del Gru, hanno acquisito, inoltrato e divulgato informazioni a una potenza straniera con lo scopo di danneggiare la sicurezza della Svezia”.

Il maggiore dei due fratelli – prosegue la sentenza – aveva piena consapevolezza degli effetti dannosi delle sue azioni, ha acquisito, inoltrato e divulgato le informazioni alla Russia, il che costituisce la principale minaccia alla sicurezza della Svezia”. Da qui una condanna maggiore per lui rispetto al fratello.

Il periodo esaminato è quello che va dal settembre 2011 al settembre 2021. Un decennio esatto nel quale i due iraniani hanno lavorato a favore del Gru, ossia del servizio di intelligence militare di Mosca. La “pistola fumante” è stata individuata dagli investigatori nell'elenco, detenuto dai due fratelli condannati, di tutti i dipendenti di ogni ordine e grado impiegati nei servizi di sicurezza svedesi. Un elemento che ha quindi costituito la prova cardine dell'attività di intelligence condotta da Peyman e Payam Kia in territorio svedese.

Il servizio a favore della Russia

I due durante il processo hanno sempre respinto ogni accusa. La sentenza per loro è arrivata in un momento molto delicato nei rapporti tra Stoccolma e Mosca. Il governo svedese infatti nei mesi scorsi ha ufficialmente inoltrato la domanda di adesione alla Nato, abbandonando quindi la tradizionale neutralità del Paese scandinavo.

Una conseguenza diretta dell'azione russa in Ucraina, la quale ha spinto tanto la Svezia quanto la Finlandia verso l'adesione all'Alleanza Atlantica. Un'adesione su cui pesa però attualmente il veto turco all'allargamento della Nato verso la Scandinavia. Ad ogni modo, la scoperta di una piccola ma importante rete di informatori al servizio del Cremlino sta continuando, anche dopo la condanna, a destare preoccupazione. La Svezia, in particolare, teme di avere all'interno del proprio territorio altri informatori vicini a Mosca.

I due fratelli iraniani per almeno un decennio hanno costantemente girato informazioni al Gru. I servizi legati al Cremlino hanno quindi avuto accesso diretto a notizie riservate e delicate.

A partire dai ruoli detenuti dai vari dirigenti del servizio segreto svedese. E ora a Stoccolma ci si interroga su come, in una fase così delicata, si sia potuta creare una falla così importante nella propria intelligence.

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