Israele punta al programma nucleare iraniano: "Netanyahu pronto a firmare ordine di colpire"

Il premier israeliano sarebbe intenzionato a fermare una volta per tutte il programma nucleare iraniano. Il via libera ai raid potrebbe arrivare dopo l'insediamento alla Casa Bianca di Donald Trump

Israele punta al programma nucleare iraniano: "Netanyahu pronto a firmare ordine di colpire"
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Un attacco israeliano contro gli impianti nucleari iraniani potrebbe essere più vicino che mai. A dichiararlo è una fonte senior del ministero della Difesa dello Stato ebraico che ha confermato al Jerusalem Post come per “la prima volta in tanti anni” siano presenti le condizioni per colpire il programma atomico di Teheran. Nello specifico un raid di Tel Aviv, afferma il funzionario, sarebbe “necessario” e “possibile”, specialmente dopo l’insediamento della nuova amministrazione americana guidata da Donald Trump.

La fonte anonima sottolinea che i vertici della difesa israeliana siano d’accordo sull’opportunità di impedire al regime degli ayatollah di costruire armi nucleari ed essi sarebbero in questo momento al lavoro su questioni legate alla preparazione e all’esecuzione del blitz.

È la seconda volta in meno di una settimana che elementi appartenenti al governo d'Israele evocano la possibilità di attaccare il programma atomico della Repubblica Islamica. Lunedì scorso in un intervento alla Knesset, il parlamento israeliano, il premier Benjamin Netanyahu ha ammesso che “verrà messa alla prova la nostra capacità di sabotare” le ambizioni nucleari iraniane.

Già nel 2009 Netanyahu, il quale anche all’epoca era al governo, aveva provato a fermare i piani atomici del regime degli ayatollah ma si era visto sbarrare la strada da esponenti del mondo della difesa. Proprio il consenso registrato oggi in tale settore è indicativo di quanto sia concreta la possibilità che Israele dia presto il via libera alla missione contro Teheran.

A seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e nel contesto di uno scontro con i proxy filoiraniani e con lo stesso Iran l’esercito israeliano ha colpito strutture militari della Repubblica Islamica il 19 aprile e il 26 ottobre. Nel corso dell’ultimo raid sarebbe stato in realtà colpito anche un centro di ricerca nucleare segreto collocato a pochi chilometri dalla capitale iraniana.

Il cambio di amministrazione a Washington sembra aver impresso velocità agli eventi. Infatti, pochi giorni dopo le elezioni presidenziali Usa il ministro della Difesa dello Stato ebraico Yisrael Katz ha riconosciuto l’esistenza dell’opportunità di ottenere “l’obiettivo più importante – sventare e rimuovere la minaccia di distruzione che incombe su Israele”. Per Katz ci sarebbero le condizioni diplomatiche, operative e tattiche per sferrare l’attacco agli impianti nucleari del regime degli ayatollah e i due raid portati a termine avrebbero dimostrato la superiorità delle forze aeree di Tel Aviv.

Colpire i siti nucleari iraniani sarebbe un grande errore per Israele. Noi risponderemmo immediatamente”, fa sapere il ministro degli Esteri di Teheran Abbas Araghchi in un’intervista al canale libanese Al-Mayadeen.

Araghchi ha inoltre precisato che “la rappresaglia contro l’aggressione dell’entità sionista è inevitabile ma i tempi, le circostanze e i metodi dipendono da condizioni adeguate”. Parole che confermano una volta di più come lo scontro tra i due nemici storici stia per sfociare in un'escalation senza precedenti.

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