"Walz amico della Cina". L'attacco dei repubblicani al vice della Harris

Il numero due scelto dall'ex procuratrice della California sotto accusa da parte degli uomini di Trump per il suo legame con la Cina

"Walz amico della Cina". L'attacco dei repubblicani al vice della Harris
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Questo non è solo il momento di Kamala Harris. La luna di miele per la candidata del partito democratico sembra procedere senza intoppi facendo registrare un sorpasso su Donald Trump nei sondaggi condotti a livello nazionale e in alcuni Stati chiave. Ma ad avere il vento in poppa è anche il numero due appena scelto dall’ex procuratrice della California, il governatore del Minnesota Tim Walz, passato dall’essere considerato un "Mr nessuno" all’uomo chiave che potrebbe aiutare a strappare ai repubblicani i voti decisivi del Midwest.

Proprio su Walz si stanno concentrando però adesso gli attacchi degli esponenti del Gop. E più che sulle sue posizioni liberal i suoi rivali scavano sul suo legame con la Cina alla ricerca di elementi compromettenti. L'ex riservista della Guardia nazionale, che conosce il mandarino, ha infatti insegnato per un anno nella Repubblica Popolare e vi è tornato per trenta volte, incluso il suo viaggio di nozze, accompagnando scolaresche statunitensi. Nonostante le sue numerose dure critiche rivolte contro la Cina, c’è una dichiarazione che i repubblicani rilanciano in queste ore sperando di affondare il candidato vice di Harris. Quella in cui Walz sostiene di non essere d’accordo con chi vorrebbe che tra Washington e Pechino ci fosse una “relazione tra avversari”.

Non vede la Cina come un problema”, ha tuonato subito James Hutton, ex membro dell’amministrazione Trump. Gli ha fatto eco Richard Grenell, altro elemento di spicco vicino al tycoon, secondo il quale la Cina comunista "è molto contenta” della scelta dem e nessuno è più favorevole al gigante asiatico del “marxista Walz” mentre il senatore del Gop Tom Cotton ha invitato il governatore del Minnesota a fornire spiegazioni circa il suo rapporto ultratrentennale con il Paese del dragone.

A smontare le tesi repubblicane ci hanno pensato sia il Time che il New York Times i quali hanno dedicato ampio spazio alla vicenda ricostruendo il legame tra il vice di Harris e la Cina. Una relazione cominciata nel 1989, lo stesso anno della repressione delle proteste di piazza Tienanmen, quando Walz accettò l’incarico di insegnante di inglese in un liceo di Foshan. “Non importa quanto a lungo vivrò ma non verrò mai trattato di nuovo così bene”, confidò nel 1990 l’ex riservista della Guardia nazionale ad un giornale del Nebraska, il suo Stato natale.

Gli incontri avuti da Walz con la popolazione cinese, pur lasciandogli un ottimo ricordo, non gli hanno impedito però nel corso degli anni di scagliarsi contro la dirigenza politica del regime comunista. Sin dal suo ingresso in politica nel 2007 e durante tutta la sua permanenza alla Camera, terminata nel 2019, l’ex insegnante ha fatto sentire la sua voce al Congresso contro le violazioni dei diritti umani in Cina e, prendendo a cuore le questioni legate al Tibet e a Hong Kong, ha incontrato il Dalai Lama e l’attivista Joshua Wong. Più di recente Walz ha fatto inoltre mea culpa per aver nutrito l’illusione che lo sviluppo economico potesse garantire ai cinesi maggiori libertà e ha criticato Pechino per le iniziative nel Mar Cinese Meridionale e per la mancata opposizione all'invasione russa dell'Ucraina.

A chiudere le polemiche sollevate dai repubblicani ci prova persino Michael Hayden, ex direttore della Cia. “Walz sa molto della Cina.

È fantastico”, afferma Hayden rendendo evidente come, in caso di vittoria il 5 novembre, il governatore del Minnesota potrebbe giocare un ruolo non marginale nel confronto col presidente Xi Jinping. Forse anche per questo Harris l'ha preferito ad altri esponenti dem. Primo fra tutti il governatore della Pennsylvania Josh Shapiro.

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