"Sul lungo periodo le armi nucleari cinesi saranno solo simboliche. Se vi sprecassimo troppe energie ci indeboliremmo”. Così parlava nel 1983 Deng Xiaoping, l’allora leader di Pechino. Il primo test atomico compiuto dal gigante asiatico nel 1964 era stato accompagnata dalla promessa che la Cina non avrebbe mai fatto ricorso a tali armi. L’arrivo al potere di Xi Jinping ha però impresso una notevole accelerazione ad un settore militare avvolto da un gran mistero che sembra tradire posizioni decisamente più ostili.
È il New York Times a dare conto in queste ore della "rivoluzione nucleare" di Xi spulciando interventi pubblici e report dell’Esercito popolare di liberazione (Pla). La Cina deve essere pronta ad un possibile confronto con un “formidabile avversario", tuona il presidente cinese nel dicembre del 2012 aggiungendo l'importanza di sviluppare una più robusta capacità nucleare per fronteggiare la minaccia. Per il neopresidente gli Stati Uniti stanno dando vita ad “un contenimento e un accerchiamento strategico attorno a noi” ed il deterrente nucleare si sta indebolendo.
“Dobbiamo dotarci di armi potenti per proteggerci e mazze letali che altri temeranno”, annuncia quindi Xi in occasione di un incontro con gli ufficiali del Pla nel 2014. Pochi mesi dopo arriva la svolta. Il Secondo corpo di artiglieria, responsabile dei missili nucleari, viene ridenominato Rocket Force ed elevato allo stesso rango dell’esercito, della marina e dell’aviazione. La sua missione ufficiale è di garantire la capacità di sopravvivere ad un attacco iniziale e di rispondere con una forza devastante.
E in effetti negli ultimi anni la Rocket Force ha costruito una delle più impressionanti forze missilistiche del mondo in vista di un conflitto per Taiwan o più in generale nell’Indo- Pacifico. Dal 2015 ad oggi il range massimo dei suoi missili è passato da poco più di 1200 a quasi 2500 miglia. La stessa unità si è espansa aggiungendo dieci brigate. Missili, sottomarini, bombardieri e velivoli ipersonici possono lanciare attacchi atomici e, come voluto da Xi, l’arsenale è formato adesso da oltre 500 ordigni. Secondo le stime, entro il 2035 le testate potrebbero essere 1500.
Pechino sta anche celando e costruendo scudi attorno alle sue armi. I militari sono addestrati per nascondersi in tunnel per mesi e sfuggire ai radar nemici. A tal proposito un servizio della televisione pubblica cinese ha affermato nel 2018 che "se la guerra scoppierà questo arsenale nucleare che si sposta sottoterra tornerà in superficie dove il nemico meno se lo aspetta per lanciare i suoi missili”.
Inoltre analisti della Rocket Force hanno proposto di costruire finti silos missilistici per ingannare il nemico e immagini satellitari hanno reso evidenti i lavori di espansione realizzati in un sito nucleare nello Xinjiang che lascerebbero pensare ad un futuro test sotterraneo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.