L'approfondimento in tv non è roba per giovani. «Almeno a giudicare dall'astensionismo elettorale di quei giovani che trovano la politica, e il modo in cui viene raccontata, roba da vecchi». Il giovane Antonino Monteleone (39 anni, nella foto) le carte per svecchiare un po' il genere le avrebbe: è una ex Iena, debutta su una rete istituzionale come Raidue (al giovedì in prima serata) con un titolo che vorrebbe già essere un programma (L'altra Italia), promette «un linguaggio innovativo con cui intercettare un pubblico più giovane rispetto agli standard» (come riassume il direttore dell'Approfondimento, Corsini) e soprattutto manifesta in proposito idee precise. «Per avvicinarsi alle notizie date dall'informazione tradizionale afferma - i giovani dovrebbero conoscerle fin dal loro inizio. Altrimenti hanno la sensazione di essersi persi la parte iniziale del racconto. E di sentirsene tagliati fuori». Con L'altra Italia Monteleone vuole invece includerli «rinunciando al linguaggio da addetti ai lavori, lavorando con una redazione la cui età media è molto bassa, adottando uno sguardo molto fresco. C'è un'Italia che non si accontenta solo di ascoltare il parere degli altri. E che vuole dire la sua».
Si parte così dopodomani 3 ottobre raccontando i giovani «abbandonati» di San Luca in Calabria, «col primo di numerosi servizi girati in loco, perché andremo spesso nelle periferie, nei luoghi trascurati o ignorati»; quindi l'allargamento del conflitto in Medio oriente e la strage del 7 ottobre 2023. Tutto questo affrontato «con piglio critico verso tutti i poteri. Compreso quello giudiziario». Monteleone promette di ascoltare le opinioni di tutti senza nascondere le proprie; ma accettando di metterle comunque in discussione. «Certo: io ho le mie idee, è normale riconosce - Penso ad esempio che il ponte sullo Stretto si possa fare; che il ritorno al nucleare sia scientificamente possibile; che la strage del 7 ottobre sia stata mostruosa. Ma mi metto alla prova ascoltando pareri diversi».
Intanto, conscio di avergli affidato uno spazio ostico, Corsini invoca per L'altra Italia l'attesa dei tempi: «Come tutti i programmi di approfondimento avrà bisogno di crescere e di trovare un suo pubblico, prima di veder riconosciuta la propria dimensione».
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