La convocazione di un vertice straordinario sottintende di norma la presa in esame di norme straordinarie o comunque una rapida soluzione per una situazione emergenziale. Quando nei giorni scorsi Bruxelles ha chiamato a raccolta per questo 25 novembre i ministri dell'Interno dell'Ue, fissando come punto all'ordine del giorno la discussione sull'attuale crisi migratoria, una prima vera risposta europea è sembrata molto vicina.
Ma quei propositi per il momento sono destinati a raffreddarsi. In Europa funziona spesso così: scoppia una crisi diplomatica o un'emergenza politica interna all'Ue, si iniziano subito a stilare proclami e promesse di risoluzione, poi però nel successivo vertice straordinario si discute con le stesse modalità di un vertice ordinario. Anche perché, andando a vedere le reazioni di molti governi negli ultimi giorni, forse in Europa la situazione in Italia in questo momento, nonostante i quasi centomila sbarchi del 2022, non viene considerata come una vera emergenza. Anzi, da Parigi, da Berlino e da Vienna si parla più che altro di come il governo italiano debba fare di più per evitare i cosiddetti "movimenti secondari". Nessuna invasione quindi, stando a molti attori europei, e quindi nessuna soluzione urgente in vista.
Nessuna decisione verrà presa oggi a Bruxelles
Le indiscrezioni arrivate nelle ultime ore dalla sede della commissione Ue sono apparse abbastanza eloquenti. Non ci sono documenti da approvare, non ci sono carte su cui apporre il proprio voto o le proprie considerazioni.
Si va invece verso un incontro volto unicamente a discutere di quanto accaduto nelle ultime settimane sul fronte migratorio. Così come sottolineato su Repubblica da Claudio Tito, i vertici delle istituzioni comunitarie hanno detto a chiare lettere ai rappresentanti dei 27 che interverranno oggi che l'incontro odierno sarà considerato “interlocutorio”.
Fumata nera per il piano d'azione presentato nei giorni scorsi
Viene da chiedersi quindi il perché la scorsa settimana è stato convocato con urgenza il consiglio straordinario e come mai, con altrettante urgenza e con non poca enfasi, è stato presentato dalla commissione Ue un nuovo “piano d'azione” per il Mediterraneo centrale.
Un piano la cui impalcatura, come ha descritto la commissaria Ylva Johansson, poggia su tre pilastri all'interno dei quali si snodano poi venti punti complessivi. Il primo pilastro riguarda l'esternalizzazione delle frontiere o, per come viene chiamata ufficialmente nel documento, una “maggiore collaborazione con i Paesi terzi” e quindi con quelli di origine dei flussi migratori. E poi ci sono i pilastri riguardanti il salvataggio in mare e la redistribuzione.
Un piano giudicato come un buon punto di partenza dal ministro dell'Interno italiano Matteo Piantedosi, il quale si è detto una settimana fa soddisfatto per il fatto che nel testo siano apparse soluzioni “che vanno nella prospettiva già auspicata dal governo italiano”. Il titolare del Viminale è giunto a Bruxelles anche con alcune proposte italiane, le quali riguarderebbero la volontà italiana ad accogliere ogni anno fino a centomila migranti regolari e, contestualmente, ad aumentare i rimpatri.
La proposta della commissione però sarà oggi soltanto discussa, senza arrivare a precise soluzioni. Con la riunione di oggi, molto più semplicemente, verrà sondata l'eventuale convergenza politica dei 27 e nulla più. Convergenza che appare però lontana. Ci sono governi, a partire da Francia, Germania e Austria, che non considerano l'Italia in emergenza. I Paesi dell'est dal canto loro, a partire da Polonia e Ungheria, non considerano minimamente l'idea di accettare una redistribuzione dei migranti.
A cosa servirà la riunione di Bruxelles?
Probabile che la fulminea convocazione di un vertice di emergenza, per un'emergenza che da alcuni governi non viene nemmeno riconosciuta come tale, è da imputarsi al recente scontro politico tra Francia e Italia. È stato cioè un modo per placare gli animi.
In Europa, si sa, si vive più di segnali che di precise soluzioni
pratiche e politiche. E allora Bruxelles ha voluto semplicemente bussare alla porta dei governi in lotta tra loro per placare gli animi. Ma, all'atto pratico, rinviare probabilmente ogni decisione, semmai ci sarà, al 2023.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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