Caro Luciano,
la stampa, che oggigiorno si genuflette con rapidità e facilità strabilianti, ha coccolato ed esaltato l'allora premier Giuseppe Conte, in particolare nel periodo della epidemia, quando egli assunse le vesti di tiranno assoluto partorendo decreti su decreti in cui un giorno rinchiudeva e l'altro giorno consentiva l'ora d'aria a milioni di italiani, i quali si sono distaccati dal M5s e da Conte stesso proprio da quel momento, avendone abbastanza delle conferenze stampa notturne, dei decreti schizofrenici che creavano ingarbugliati problemi di interpretazione nonché del protagonismo esasperato di un primo ministro vanesio e paternalistico. Eppure ricordo i sondaggi che volevano Conte il premier più gradito della storia, il più amato, il più apprezzato dagli italiani. Erano tutte balle, come hanno poi dimostrato i fatti. Dunque non mi stupisco che le stronzate uscite dalla bocca dell'«avvocato del popolo» non siano state enfatizzate, bensì che siano passate sotto traccia al fine di tutelare l'immagine che i giornali medesimi tratteggiavano e ci fornivano di Conte, del quale l'unica cosa che ammiro è l'abilità disinvolta nel mettere la pochette nel taschino della giacca.
Tu hai ragione. Se fossero stati Giorgia Meloni o Matteo Salvini a compiere certe affermazioni, alcuni fogli ci avrebbero fatto l'apertura e le loro parole sarebbero state oggetto di insostenibili dibattiti televisivi, che avrebbero tediato i poveri telespettatori probabilmente per giorni e giorni. Del resto sappiamo che in Italia tutto ciò che proviene da sinistra viene considerato giusto e tutto ciò che proviene da destra, invece, ingiusto.
Venendo all'oggetto specifico della tua missiva, su tua sollecitazione, non posso a questo punto esimermi dal riportare alcune frasi pronunciate dal candidato democratico Joe Biden le quali, effettivamente, suscitano qualche perplessità. Anzi, mi limito a riportarne una. Il presidente uscente ha sostenuto in diretta radiofonica di essere il primo presidente donna e di colore. Converrai con me che Biden non è nero né tantomeno femmina. Al netto di tutto ciò, ossia della confusione che alberga nella mente di quest'uomo che io comunque non voterei al di là del suo orientamento politico, il mio editoriale intendeva denunciare la tendenza imperante a creare discrimine sulla base del dato anagrafico. Uso che reputo ancora più grave e inammissibile in una società che diventa sempre più vecchia per effetto della progressiva estensione dell'aspettativa di vita. Insomma, gli anziani aumentano ma questo non si accompagna ad una maggiore attenzione agli stessi, anzi cresce una sorta di insofferenza nei loro riguardi, li si vorrebbe escludere, nascondere, eliminare, togliere loro la rappresentanza politica, attiva e passiva, proposta antidemocratica e folle che fu avanzata qualche anno fa dal fondatore del Movimento Cinquestelle, il comico Beppe Grillo.
Sono giunto alla conclusione che non siano i vecchi ad essere indigesti, ma è la vecchiezza a fare paura, nonostante essa sia qualcosa a cui tutti, se sono fortunati come noi, prima o poi giungeranno, accorgendosi che essere penalizzati e ghettizzati e ingiuriati a causa dell'età non è affatto piacevole. Di Biden non si dica che non può fare il presidente poiché anziano. Si dica che non può farlo in quanto la sua presidenza non ha entusiasmato gli americani ed egli si dimostra essere troppo debole rispetto all'altro candidato, quello repubblicano, suo diretto antagonista, Donald Trump, il quale più o meno è di Biden coetaneo.
La giovinezza, così come la vecchiezza, non costituisce un merito e nemmeno una virtù. Si può essere giovani e cretini, così come si può essere vecchi e affidabili, come tu specifichi. Sai, li vedo anche io i coglioni sulle due ruote o sul monopattino, concentrati sul telefonino e non sulla guida. Tuttavia, oggi la giovinezza è stata elevata al rango di valore. Per cui se si è verdi si vale, se si è canuti si è da buttare via. Si dice che i vecchi siano un peso sociale, che tolgano il lavoro ai ragazzi, che consumino pensioni (che hanno pagato e conquistato), eccetera.
Eppure con le nostre pensioni spesso sfamiamo intere famiglie, inclusi nipoti e figli i quali, anziché andare a sgobbare come abbiamo fatto noi, preferiscono attaccarsi alle nostre tasche, con la scusa che il lavoro non ci sia. Chi allora è più inetto e inservibile? E queste generazioni hanno pure l'ardire di insultarci. Mi sia consentito di dubitare che spesso a mancare non sia il lavoro bensì la voglia di lavorare.
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