Le ingerenze a due velocità

Lasciare piena libertà di espressione a un super genio è come liberare un elefante in una cristalleria, ma forse gli americani sarebbero stati altrettanto perplessi di fronte ad alcuni ministri italiani del recente passato

Le ingerenze a due velocità
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Strambo, l'uomo è certamente strambo. Altrimenti Elon Musk non avrebbe inventato l'auto elettrica, né messo su una Nasa privata per spedire il primo uomo su Marte. Tanto di cappello, come disse Trump la sera della vittoria: «Super geni come Musk l'America ha il dovere di tutelarli». Non precisando però se tale tutela dovesse essere estesa anche alle parole che il fondatore di Tesla e padrone di X ama dire in libertà, incurante di convenzioni e galatei politici. Già, perché lasciare piena libertà di espressione a un super genio è come liberare un elefante in una cristalleria: bello, a tratti divertente per chi osserva la scena, ma poi devi passare il tempo a raccattare i cocci e stimare i danni. Bene ha fatto quindi il presidente Mattarella a mettere uno stop alle scorribande lessicali di Musk nel nostro Paese. Non si fa, i rapporti tra Stati non si basano sulle verità, tanto meno sulle opinioni personali, bensì sulle convenzioni e sulle regole non scritte della diplomazia. Per la verità quella di Musk non è una prima assoluta, ministri non trumpiani ma della sinistra sia francese sia tedesca e pure olandese in un recente passato hanno fatto altrettanti sconfinamenti inopportuni, senza che questo abbia suscitato tanto scalpore tra i benpensanti. Ovvio che il problema vero non è Musk, bensì Trump: la squadra di governo che sta mettendo in piedi è sotto il tiro tra ironia e indignazione - della stampa progressista italiana ed europea: c'è quella che sparò al suo cane perché non addestrabile, il veterano della guerra in Irak pluridecorato e conduttore di Fox News per 10 anni, il super falco che darà la caccia agli immigrati clandestini. Scandaloso? Aspettiamo di vederli all'opera, ma forse gli americani sarebbero stati altrettanto perplessi se avessero saputo che noi italiani negli ultimi anni abbiamo fatto ministro delle Infrastrutture un oscuro agente di assicurazione (Toninelli), dell'Istruzione due presidi di provincia paracadutati dalla cattedra al ministero (Bussetti e Azzolina), una che aveva la licenza di terza media (la Bellanova).

Curriculum e intemperanze a parte, la vera differenza tra l'Europa e l'America è evidente: loro a dieci giorni dal voto hanno già il nuovo governo, Bruxelles a sei mesi dalle elezioni non riesce ancora a mettere su una squadra di ministri. E questo, Musk o non Musk, spiega meglio di ogni altra cosa perché l'America funziona e l'Europa no.

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