(K)amala

L'entusiasmo del giornalismo italiano verso Kamala Harris

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«Kamala sprint» (La Stampa). «Quella ragazzaccia indipendente che punta su donne e minoranze» (ancora La Stampa, e la «ragazzaccia» è del 1964, ha sessant'anni...). «Kamala corre da sola» (Repubblica). «Effetto ragazzaccia, a Hollywood tutti pazzi per Kamala» (ancora Repubblica, e la «ragazzaccia» ha sempre sessant'anni). «Il mondo di Kamala» (sempre Repubblica). «Kamala contro Trump: Io, una ex magistrata, sfido un criminale» (quarto titolo di Repubblica). «Lo scatto di Kamala» (La Nazione). «Kamala: voglio battere Trump» (il Messaggero), auguri. «Kamala, la strada è in discesa» (Il Secolo XIX), stai attenta. «Kamala già tallona Trump» (ItaliaOggi). «Santa Kamala della California» (l'Opinione, ovviamente personale). «Pazza Harris, K-amalaaaaaa» con foto di lei con la maglia dell'Inter (La Gazzetta dello Sport), no dài, scherziamo.

Poi c'è il Sole24ore che gioca la carta immobiliar-sentimentale

(«Storia di una famiglia americana dal bilocale alla Casa Bianca») e il Corriere della sera che per fare prima rispolvera il libro A proposito di Kamala di Dan Morain che pubblica Solferino, cioè il Corriere della sera. Chiude l'Unit*, con l'asterisco: «Kamala riaccende la speranza e scaccia l'ombra del fascismo» (i famosi fascisti dell'Illinois).

A leggere i giornali italiani, che mentono spesso

ma non ingannano mai, Kamala ha già vinto prima di correre. L'America sta già meglio. Il razzismo è sconfitto. Le ingiustizie ripianate. E il riscaldamento globale sceso di un grado. Uno scenario lucidissimo. Come Biden.

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