Non tutti i migranti sono dei profughi

C’è un equivoco di fondo sul termine "profughi", sul quale la sinistra, che pure in altre materie appare così attenta e scrupolosa nell’uso dei termini, gioca e marcia in modo spregiudicato

Non tutti i migranti sono dei profughi

Carissimo Direttore Feltri, mi è capitato di leggere questo articolo piuttosto stupidino su l'Unità: «Questo è il bollettino di guerra del 13 dicembre 2024. Si riferisce alla guerra condotta sul Mediterraneo dal governo italiano contro i profughi che arrivano dall'Africa. Il governo ha valutato che i profughi sono invasori (come lo furono gli austriaci nel 1915) e vanno respinti. Con tutti i mezzi e con spirito patriottico. La strategia per respingerli è semplice: si riducono al minimo le operazioni di soccorso dei naufraghi e si fa la guerra alle ong (che sono la quinta colonna del nemico) ostacolando in tutti i modi la loro azione di salvataggio-vite. In questo modo si presume che i morti aumenteranno e, dunque, diminuiranno le partenze e gli arrivi». E no, cara l'Unità & Co., le morti in mare scompariranno del tutto, basterà bloccare i partenti alla partenza. Cosicchè i partenti diverranno 'i restanti'. Più semplice di così Un cordiale saluto da

Luigi Fassone
Camogli (Ge)

Caro Luigi, è opportuno, anzi doveroso, compiere alcune precisazioni.

La prima riguarda il sostantivo «profughi» adoperato per indicare coloro che illegittimamente tentano, prendendo il largo dalle coste del Nord Africa, di raggiungere l’Europa, ovvero l’Italia, unico Paese disposto ad accogliere eppure unico considerato «razzista» e «fascista». C’è un equivoco di fondo, sul quale la sinistra, che pure in altre materie appare così attenta e scrupolosa nell’uso dei termini, gioca e marcia in modo spregiudicato. Non si tratta infatti di «profughi», bensì di clandestini, i quali, soltanto una volta depositata una richiesta di asilo o di protezione umanitaria, ammesso che questo venga fatto, potranno essere definiti «richiedenti asilo», quindi neppure in quel momento essi saranno profughi, ovvero disporranno di tale status, figuriamoci allora se possono essere chiamati «profughi» quando ancora sono in mare. Più facile è che, come accade nella stragrande maggioranza dei casi, essi siano migranti clandestini che, affidandosi a circuiti criminali che gestiscono il traffico di esseri umani, migrano dall’Africa al vecchio continente. Per di più, tale domanda, ove fosse presentata, potrebbe anche essere rigettata, ovvero lo status di profugo potrebbe essere negato e non perfezionato. Tuttavia, certi giornalisti e certi direttori di giornali, scavalcando tutte queste necessarie procedure giuridiche volte all’accertamento e al riconoscimento della protezione o dell’asilo a chi ne ha effettivo diritto, concludono che siamo davanti a profughi e non davanti a quelli che, stando alla legge, sarebbero clandestini. Insisto, clandestini. Pensi che questo accada perché tali giornalisti sono più rapidi della magistratura e più intelligenti di noi o perché essi sfruttano l’effetto emotivo che la parola «profugo» genera ai fini di suscitare in chi legge e in chi ascolta un sentimento di indignazione verso il governo, accusato di essere colpevole delle morti in mare, nonché orrore, sconcerto, commozione e scandalo? Io propendo più per la seconda soluzione, ovvero sono convinto che taluni colleghi, per motivi di mera propaganda, siano imprecisi volontariamente nella scelta dei termini da utilizzare allo scopo di indurre l’opinione pubblica a credere che la maggioranza che guida l’Italia sia così crudele da voltare le spalle a miseri profughi facendoli naufragare e crepare in alto mare quando potrebbe salvarli. Va da sé che questo tipo di narrazione fa ancora più effetto quando a naufragare è una bimba, unica superstite. Allora la maniera disonesta di raccontare i fatti si enfatizza e «profugo» alberga nei titoli, persino lì. Il punto però è che è tutto falso, schifosamente falso. L’esecutivo italiano, in secondo luogo, contrariamente a quanto scrive L’Unità, non è assassino poiché non può essere ritenuto autore né reo di quanto avviene sulle coste africane, ossia della libera scelta dei migranti, previo pagamento versato ai trafficanti, di caricarsi su barchini e barconi per azzardare, alle porte dell’inverno, un viaggio che potrebbe facilmente diventare mortale, mettendo in mare pure bambini innocenti, esposti quindi al rischio altissimo di incontrare una morte atroce. È stata Meloni a spingere sul barcone, puntando loro la pistola alla tempia, gli immigrati che per di più già si trovavano in un territorio sicuro? È stata Meloni a rovesciare il natante? E Meloni ha forse imposto ad eventuali soccorritori di non salvare le vite finite tra le onde? Le ragioni, addotte da questi soloni, che ci dovrebbero fare propendere per una colpevolezza del governo fanno acqua da tutte le parti, non sono chiare, non si capiscono. E, infine, consentimi di fare un’ultima puntualizzazione. Esiste una equazione che nessuno può smentire e sfido chiunque, supportato dai dati, di capovolgerla: a più partenze equivalgono più morti nel Mediterraneo. Dunque, il proposito di Meloni di ridurre le partenze non soltanto danneggia gli affari dei criminali che agiscono in Africa ma altresì si traduce in una diminuzione del numero di individui che perdono la vita nelle traghettate illegali verso l’Italia.

Capisco che la legalità faccia allergia ai

progressisti, ma si dovranno rassegnare prima o poi alle regole dello Stato di diritto, senza tacciare coloro che le rispettano e che vogliono farle rispettare di razzismo, fascismo, crudeltà e pure di omicidio di massa.

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