Tutti a chiedersi perché Giorgia Meloni, nel suo discorso a conclusione della festa di Atreju, abbia dedicato tanto spazio a controbattere a Romano Prodi che l'ha definita una serva dell'America trumpiana. La questione in effetti poteva essere ignorata, visto che Prodi è ormai considerato un vecchio e un po' patetico arnese della politica italiana. Cosa vera, ma non del tutto. Nel senso che lui sarà sì un vecchio arnese, ma è l'unico rimasto nella cassetta degli attrezzi dei nemici della destra conservatrice, che dopo essere andata al governo in Italia ora sta guadagnando terreno anche nelle stanze che contano dell'Unione Europea. Insomma, di quella classe dirigente, italiana ma non soltanto, che la sinistra internazionale vuole a tutti costi fermare. È per esempio passato inosservato che il «vecchio arnese» Prodi, giusto un mese fa, è stato insediato come titolare della cattedra che la Fondazione Agnelli ha aperto nella più prestigiosa università di Pechino. Va da sé che né la Cina né gli Elkann vedono di buon occhio l'ascesa di Giorgia Meloni, e che tra un brindisi e l'altro è probabile che anche di questo Prodi abbia discusso con chi lo stava beneficiando. Aggiungiamo che Prodi è amico di George Soros, spregiudicato speculatore miliardario primo finanziatore della sinistra internazionale anti occidentale oltre che di Vladimir Putin, che nel 2014 lo nominò suo consulente personale per le Olimpiadi invernali di Sochi; e che ancora prima era stato molto vicino all'Unione sovietica, al punto che fu sospettato di essere un agente del Kgb (sul sito del governo inglese furono pubblicati documenti in tal senso) e pur volendo soprassedere sul fatto che volle farci credere che durante una seduta spiritica fosse venuto a sapere questioni rilevanti del sequestro Moro, ecco al netto di tutto questo non si va lontano dalla realtà dicendo che quando Prodi parla è probabile che stia facendo da ventriloquo ai nemici dell'Occidente liberale.
È il dubbio che evidentemente avevano anche i 101 parlamentari della sinistra che nel segreto dell'urna si rifiutarono di seguire le indicazioni del loro segretario Pierluigi Bersani di scrivere il nome di Prodi sulla scheda per eleggere, nel 2013, il nuovo presidente della Repubblica. L'operazione fallì, li chiamarono «franchi tiratori»; in realtà furono «santi tiratori» e non finiremo mai di ringraziarli.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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