Il Partito popolare ha vinto le elezioni in Spagna ma, paradossalmente, potrebbe non riuscire a governare perché ha ottenuto meno consensi di quelli previsti. La maggioranza assoluta è lontana e a regnare è l’incertezza, dato che il Psoe, al contrario di quelle che erano le aspettative, non è crollato, anzi è riuscito anche a migliorare il risultato ottenuto quattro anni fa. I popolari speravano di bissare il largo successo alle elezioni comunali e regionali. Invece, nonostante il leader di destra Alberto Núñez Feijóo abbia sbaragliato i socialisti, l’esponente di punta di questi ultimi, Pedro Sánchez, potrebbe diventare nuovamente presidente. L’ipotesi potrebbe essere una nuova alleanza contando sull'astensione di Junts, la coalizione di Carles Puigdemont.
I dati del voto
La distanza tra le prime due formazioni politiche spagnole è di soli 14 seggi. I popolari hanno ottenuto 136 deputati, 47 in più rispetto a quattro anni fa quando il capogruppo era Pablo Casado. I socialisti, dal canto loro, sono riusciti a scacciare il fantasma del crollo che la maggior parte dei sondaggi prevedeva e hanno aggiunto due deputati ai 120 ottenuti nel 2019.
Secondo il quotidiano El Mundo, lo scenario politico che si sta aprendo adesso è molto incerto. Le due formazioni di destra - Pp e Vox- hanno 169 seggi e ne mancano sette alla maggioranza assoluta. Feijóo, facendo uno sforzo negoziale, potrebbe riuscire ad aggiungere altri due deputati al suo computo con il seggio conquistato dall'Unión del Pueblo Navarro e, con molto più impegno, quello conquistato dalla Coalición Canaria. Un passaggio particolarmente difficile perché questo gruppo ha sempre dichiarato che non avrebbe sostenuto un governo che includesse Vox.
Le possibili alleanze di governo
Il tandem della sinistra in Spagna - Psoe e Sumar - ha ottenuto 153 deputati, due in meno rispetto a quelli che Psoe e Unidas Podemos hanno aggiunto in questa legislatura. Tuttavia, con l'intero ventaglio dei partiti del cosiddetto "blocco delle investiture Sánchez", arriverebbe a 172 seggi, uno in più rispetto al blocco di destra. Più probabile, quindi, che l'ex presidente catalano finisca per concedere il via libera a una permanenza di Sanchez alla Moncloa.
Un sostegno indispensabile che non arriverà"in cambio di nulla", ha avvertito la capogruppo di Junts per Catalunya alla Camera, Miriam Nogueras, tra i probabili destinatari del messaggio pubblicato su Twitter all'alba da Ayuso, che ha esortato a non lasciare che il verdetto delle urne diventi "un'arma in mano a chi vuole distruggere la Spagna".
Regna l’incertezza
La speranza del popolare Feijóo è che i socialisti si astengano per consentire il suo insediamento, come avvenne quando nacque il governo Rajoy. Il senso delle sue dichiarazioni post-elettorali è tutto qui. Ma Sanchez non intende mollare una partita che, contro ogni pronostico, potrebbe terminare con una sua sorprendente conferma.
In uno scambio di messaggi, confermato da fonti di entrambi i partiti, Feijóo ha chiesto al premier di "restare in contatto nei prossimi giorni per evitare una paralisi politica". Sanchez, da parte sua, avrebbe scritto un messaggio a Feijóo, prima di incontrare i sostenitori, nel quale, si apprende, "non è entrato nei particolari del voto né nelle opzioni per la formazione di un governo". Fonti del Psoe hanno aggiunto inoltre che Sanchez intende chiedere un riconteggio dei voti dei residenti all'estero. Ora si riunirà il direttivo del Pp. E l'atmosfera sarà meno idilliaca di quanto sperato.
Gli scenari futuri
I sondaggi avevano previsto un trionfo delle destre in Spagna, destinato a mutare gli equilibri politici anche in Europa. Invece l'obiettivo di fare piazza pulita del "sanchismo" non si è concretizzato, tutt'altro. Alle elezioni politiche spagnole, il Partito popolare di Alberto Nunez Feijóo, che ha comunque rivendicato il diritto di formare un esecutivo, è quello che ha ricevuto più consensi, ma non abbastanza per governare. Né in autonomia, né insieme a Vox, la formazione nazionalista di Santiago Abascal, fortemente ridimensionata.
Il Partito socialista del primo ministro uscente, Pedro Sanchez, ha tenuto e la piattaforma Sumar della vicepremier, Yolanda Diaz, ha raccolto risultati discreti, mettendo insieme quel che resta di Podemos con altri movimenti di sinistra.
Ancora una volta, la quarta economia dell'Eurozona esce dalle urne senza una maggioranza chiara, lasciando ai piccoli partiti indipendentisti il potere di decidere i giochi e rendendo tutt'altro che improbabile un nuovo voto, che diventerebbe il sesto dal 2015.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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