Venezuela, dissidente arrestato dopo l'appello a Meloni: cosa è successo

Il deputato d'opposizione venezuelano Williams Davila si era appellato al governo italiano denunciando le violazioni del regime di Maduro. L'allarme: "Non abbiamo più notizie di lui"

Venezuela, dissidente arrestato dopo l'appello a Meloni: cosa è successo

Si era appellato al premier italiano Giorgia Meloni, denunciando la repressione del regime di Nicolas Maduro a seguito delle contestatissime elezioni politiche del 28 luglio in Venezuela. Cinque ore dopo quell'intervista, rilasciata all'Adnkronos, il dissidente e deputato d'opposizione venezuelano Williams Davila è stato arrestato e di lui non si hanno più notizie. La situazione nel Paese sudamericano si fa sempre più tesa: secondo quanto riferito dall'Ong Foro Penal, sarebbe salito a 1300 il numero di persone arrestate dalle forze di sicurezza di Caracas a margine delle proteste per la rielezione di Maduro. Ora la vicenda del dissidente Davila riaccende i riflettori su quanto sta avvenendo.

L'allarme sulle sorti del politico d'opposizione è stato lanciato nelle scorse ore da Alessandro Bertoldi, direttore esecutivo dell'Istituto Milton Friedman, di cui Davila è membro. "Il regime lo ha sequestrato illegalmente in piazza attraverso i collettivi. Non abbiamo più notizie circa le sue sorti, siamo in costante contatto con la sua famiglia e con gli amici dell'opposizione venezuelana", ha riferito Bertoldi. Nell'intervista all'agenzia di stampa italiana, il deputato venezuelano aveva lanciato un appello al nostro governo e alla premier Giorgia Meloni chiedendo il sostegno di Roma "nel processo che stiamo portando avanti affinché la sovranità sia rispettata e il Venezuela possa, finalmente, essere in pace".

"La premier Meloni sa che la volontà del popolo e la sua sovranità devono essere rispettate, e sono sicuro che sosterrebbe quanto dico. Quello che è successo il 28 luglio è stato un fenomeno elettorale che non si vedeva dal secolo scorso. La gente si è recata ai seggi in massa e ha votato per Edmundo Gonzalez come nuovo presidente del Venezuela", aveva affermato Davila. A poche ore dalla pubblicazione di quel suo appello, tuttavia, il parlamentare è stato arrestato a Caracas. L'episodio ha suscitato la reazione sconvolta dell'Istituto Milton Friedman e non è chiaramente passato inosservato a livello politico e governativo. "Chiedo la liberazione dei dissidenti politici detenuti in Venezuela. Continuiamo a seguire gli sviluppi attraverso la Task Force che ho attivato presso la Farnesina. Lavoriamo in coordinamento con i partner affinchè il Venezuela possa finalmente tornare ad essere un Paese libero", ha scritto sulla piattaforma X il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani.

"In ogni sana democrazia la sovranità popolare e la giustizia sono pilastri imprescindibili e inscindibili per garantire lo Stato di diritto. E in Venezuela sono stati evidentemente disattesi", ha commentato all'Adnkronos Edmondo Cirielli, viceministro degli Esteri ed esponente di Fratelli d'Italia. Secondo Cirielli, l'arresto di Davila "rappresenta la negazione del diritto fondamentale di un popolo a ritrovare la propria libertà dopo 25 anni di oppressione e povertà". "Un governo autoritario di sinistra, quello del Venezuela, si conferma oramai una vergognosa dittatura comunista, adottando una strategia di paura e di intimidazione non solo contro i leader dell'opposizione ma anche contro i cittadini che non riconoscono l'esito elettorale", ha rimarcato il viceministro degli Esteri, ricordando come la Farnesina abbia istituito una task force permanente "per seguire gli sviluppi in Venezuela".

All'impegno del governo si è aggiunto quello del Parlamento italiano, come assicurato dal deputato di Fdi Giangiacomo Calovini, capogruppo dei meloniani in Commissione Esteri a Montecitorio. "Da qualche giorno a nome del gruppo che rappresento in Commissione ho depositato una risoluzione sul tema venezuelano, che verrà discussa subito dopo la sosta estiva, e che mi auguro troverà consenso da tutte le forza politiche presenti in Parlamento per condannare le atrocità del regime di Maduro", ha affermato il parlamentare di Fratelli d'Italia. Preoccupazione per le sorti del dissidente venezuelano è stata espressa anche dalla deputata di Italia Viva, Naike Gruppioni. "Davila è stato prelevato da un gruppo di uomini non identificati. Ora si teme possa essere stato portato in un carcere noto per le torture degli oppositori", ha affermato la parlamentare.

Polemica e allarmata la presa di posizione del deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d'Italia, Giovanni Donzelli, che ha puntato il dito contro il silenzio della sinistra nostrana sull'inquietante vicenda del dissidente venezuelano. "L'arresto in Venezuela del deputato di opposizione Williams Davila, che aveva lanciato un appello d'aiuto al governo italiano, è un atto gravissimo, l'ennesimo affronto del regime alla libertà. Maduro, negando alla comunità internazionale la possibilità di verificare i veri risultati elettorali e reprimendo con violenza qualsiasi forma di opposizione, conferma il vero volto illiberale del comunismo. Schlein e Conte, che ogni giorno fanno un'immotivata morale sulla libertà e i diritti nella nostra Nazione, non hanno niente da dire su questa nuova gravissima repressione nei confronti dell'opposizione che è l'arresto di un deputato eletto?", ha scritto Donzelli in una nota.

Nelle ultime ore, la situazione in Venezuela è precipitata ulteriormente sul fronte dei diritti umani e delle libertà.

Durante una manifestazione in suo favore a Caracas, Nicolas Maduro ha anche annunciato la sospensione per dieci giorni del social network X. Il blocco temporaneo rischia però di essere solo l'inizio di una pericolosa stretta del governo venezuelano sull'uso delle piattaforme social utilizzate per veicolare le voci della dissidenza.

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