Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky continua ad attaccare i filorussi italiani. Nel corso della registrazione di “Cinque minuti” su Rai 1, il leader di Kiev è tornato a parlare dell’attacco di mercoledì 6 marzo a Odessa, durante il quale un drone russo è esploso a meno di 200 metri dal convoglio che trasportava lui e il primo ministro ellenico Kyriakos Mitsotakis. “Se ci fosse stata Giorgia Meloni ieri a Odessa, al posto del premier greco, cosa avrebbe detto quella parte di società italiana che non sostiene l'Ucraina? Sarebbe stata indifferente? Credo di no”, ha dichiarato.
“Capisco che in tutte le società ci siano persone che non ci sostengono ma loro non capiscono chi è Putin e cosa sia la guerra. Non la sentono sulla propria pelle”, ha poi aggiunto Zelensky. “Putin è una persona malata e non si rende conto delle proprie azioni oppure non controlla i suoi militari che sparano contro i diplomatici o i civili di altri Paesi”. Il leader di Kiev si era già teso in un affondo ai sostenitori dello zar presenti in Italia il 26 febbraio, all’indomani della firma con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni dell’accordo di cooperazione con Roma. In quell’occasione, oltre a ringraziare il capo dell’esecutivo per il suo continuo sostegno, Zelensky ha suggerito di “togliere i visti” a tutti coloro che servono la causa di Mosca: specialisti della disinformazione, agenti segreti, agitatori, propagandisti. Non è mai stato chiarito se la sua frase fosse anche caricata di un significato politico contro la Lega di Matteo Salvini.
Dopo l’attacco di Odessa, che ha provocato anche diversi morti e feriti, il premier Meloni ha espresso la sua ferma condanna, sottolineando che gli atti di intimidazione di Mosca non sortiranno alcun effetto sulla resistenza ucraina o sull’appoggio dell’Italia. Da parte sua, Mosca ha dichiarato che l’obiettivo non era il convoglio che stava trasportando Zelensky e Mitsotakis, ma un hangar pieno di droni marittimi nella zona del porto che sarebbe stato distrutto. L’accaduto ha riacceso i riflettori sul problema della sicurezza del presidente ucraino, ben protetto dalla scorta personale, dai militari e dagli alleati occidentali, ma sempre il bersaglio numero uno del Cremlino. Dall’inizio del conflitto, sarebbero stati ben 12 i tentativi di eliminarlo, tutti falliti.
Nel caso di una sua prematura scomparsa, i poteri del capo dello Stato finirebbero nelle mani del presidente del parlamento di Kiev e, secondo diversi osservatori, è probabile che si formerebbe una sorta di governo collegiale con la partecipazione di alcuni ministri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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