La politica del sorriso ha cancellato l’etichetta

Berlusconi alza la voce e fa spazientire la regina Elisabetta. Poi unisce Obama e Medvedev in un abbraccio per la foto La first lady americana tocca Sua Maestà: un gesto proibito. Anche così al G20 la diplomazia è diventata più umana

La foto di famiglia, il protocollo, le strette di mano, cravatte, guanti e diademi. Quando i grandi si incontrano la terra sembra molto lontana. Tutti quanti, tutti insieme, ti regalano quell’effetto da museo delle cere e pensi: le statue non sanno dove sta di casa la crisi. È quello che appare anche al G20 e si ripete nei secoli dei secoli. Il potere separa, crea muri, distacchi, solitudini, vecchie ricette per una male che cambia ed è sempre più furbo dei suoi dottori. Poi, ogni tanto, c’è qualcuno che rompe gli schemi e accorcia le distanze. Silvio Berlusconi e Michelle Obama quasi non si conoscono, ma ieri a Buckingham Palace un po’ parlavano la stessa lingua. Berlusconi e Michelle, ognuno con il suo accento e il suo stile, hanno «scongelato» certe etichette. E le statue sono diventate umane.

«Mister Obama, mister Obama». La voce di Berlusconi in quel silenzio si sente. La regina, rosa e bianca, le braccia su e giù, spazientita. «Ma perché deve parlare così forte?». Poi la foto con Obama e Medvedev. La faccia di Berlusconi in mezzo che sorride. E anche l’americano. E anche il russo. Uno fa ok con il pollice, l’altro saluta a mano aperta. Questa scena fa il giro del mondo e uno si chiede se Berlusconi sbagli. Ma questo è il suo stile, la sua filosofia, la sua politica. È il suo successo come leader. Può non piacere, ma è così. È una diplomazia umana. Non c’è più lo Stato. Non c’è più la poltrona. Non c’è più la geopolitica senza volto. Ci sono uomini. Questa è la formula Berlusconi. Ci crede, la ripete e qualche volta funziona. Qualcosa del tipo «siamo comunque venti amici al bar». È il suo sogno ed è spiazzante. E pazienza se una regina sbuffa e qualcuno ride. Berlusconi ritiene che la partita che sta giocando sia molto più alta. Il premier italiano è convinto, davvero, che quando si parla tra uomini tutto è facile.

È la stessa forza della first lady. Michelle LaVaughn Robinson è il vero volto della svolta americana. La signora Obama porta l’orto alla Casa Bianca ed è come dire: noi siamo una famiglia come voi. Accorcia, appunto, le distanze. Non ha paura di mettere in mostra le braccia nude, muscolose. Lei è così. È soda, forte, concreta. E non fa sconti. Neppure al marito. Obama a casa lava i piatti. «Qualcuno deve farlo. Non posso fare tutto da sola». Michelle arriva a Buckingham Palace e tratta Elisabetta, la regina, da donna. C’è simpatia tra loro. C’è rispetto. Elisabetta dice: «Ora che ci siamo conosciute teniamoci in contatto». È un rapporto «umano». La regina, quindi, non è intoccabile. Elisabetta mette una mano intorno ai fianchi di Michelle e lei la stringe, sulla schiena. Michelle tocca la regina. E manda in frantumi secoli e secoli di tradizione, regole, etichette. Era ora.
Michelle è una che spiazza. Lo ammettono anche i repubblicani: «È una persona diversa da quello che ti aspetti, una che descrive il mondo con ottimismo, speranza, invece che brutto e scuro». È una che crede nel fattore umano.

Un giorno Obama stava preparando un discorso con il suo staff. Tante chiacchiere e Michelle a un certo punto sbotta e dice al marito di essere meno cerebrale: «Non ti perdere nei dettagli, devi essere più viscerale. Usa il cuore. E la testa». E il mondo non è più così lontano.

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