Gli 007 italiani: "Non abbiamo dato noi i cellulari di Mifsud a Barr"

I servizi segreti italiani smentiscono di aver fornito i due smartphone Blackberry appartenenti a Joseph Mifsud al Procuratore generale William Barr e al Dipartimento di Giustizia Usa

Gli 007 italiani: "Non abbiamo dato noi i cellulari di Mifsud a Barr"

I servizi segreti italiani non hanno fornito i due smartphone Blackberry appartenenti al docente maltese Joseph Mifsud ai Procuratori William Barr e John Durham durante le loro visite a Roma del 15 agosto e del 27 settembre. Fonti qualificate della nostra intelligence, interpellate dall'Adnkronos, negano con decisione il coinvolgimento italiano nell'ultimissimo capitolo dell'inchiesta cosidetta Spygate che ha lo scopo di accertare se funzionari di alto rango in varie agenzie governative americane hanno abusato del loro potere al fine di condurre una raccolta di informazioni illecita su una campagna presidenziale a fini politici (quella di Donald Trump), nonché di chiarire il ruolo dei servizi segreti di Paesi come Regno Unito, Italia e Australia.

Come rilevato anche da Inside Over, due giorni fa l’avvocato Sydney Powell, che rappresenta il generale Michael T. Flynn, ex consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump dimessosi dalla carica in seguito a notizie sui suoi rapporti con l’ambasciatore russo Sergey Kislyak, ha presentato una mozione in cui chiede di visionare i dati contenuti nei due telefoni Blackberry recentemente entrati in possesso del Dipartimento di Giustizia Usa e appartenenti a Joseph Mifsud. Secondo l’avvocato, in quei file ci sarebbe la prova che il professore incastrò il generale Flynn cercando di collegarlo alla Russia e alimentando così la narrativa della collusione con il Cremlino, esattamente come fece con l’ex advisor della campagna di Donald Trump George Papadopoulos: operazione di controspionaggio a cui parteciparono, secondo Papadopoulos e gli avvocati di Flynn, l’Fbi, il Doj e i servizi d’intelligence stranieri. Esattamente ciò su cui stanno indagando e cercando di fare luce William Barr e John Durham.

L'avvocato Powell, ricorda Adnkronos, spiega che la richiesta è stata avanzata al Dipartimento di Giustizia (dal quale dipende l'Fbi) inizialmente per email l'11 ottobre, senza ottenere risposta. I dati e i metadati contenuti nei due BlackBerry "usati da Joseph Mifsud", si legge nella richiesta presentata al tribunale, sono "materiale a discolpa e rilevante per la difesa" di Flynn. La Powell non rivela però come sia venuta a conoscenza dei due telefoni cellulari e, soprattutto, del fatto che essi siano ora in mano al Dipartimento di Giustizia Usa. L'avvocato, in un tweet del 15 ottobre, scrive che i due cellulari "erano stati dati in uso a Mifsud".

Inevitabile il collegamento fra i due smartphone del docente e i recenti viaggi di William Barr a Roma: tuttavia, gli 007 italiani smentiscono di essere stati loro a fornire i due Blackberry al Dipartimento di giustizia. Come avevamo anticipato su Inside Over, infatti, e come ci aveva raccontato l'esperto di intelligence Chris Blackburn, il Dipartimento di Giustizia era entrato in possesso dei due telefoni prima del viaggio di William Barr a Roma del 15 agosto. È altresì probabile che di questo materiale contenuto nei due smartphone si sia parlato negli incontri romani, oltre che della deposizione che lo stesso Mifsud ha rilasciato qualche mese fa al Dipartimento di Giustizia.

Un funzionario dell’ambasciata americana a Roma aveva rivelato al Daily Beast che quella di William Barr del 27 settembre era stata una visita inaspettata. Secondo la testata americana, Barr e Durham erano particolarmente interessati da ciò che i servizi segreti italiani sapevano sul conto di Joseph Mifsud, il docente maltese al centro del Russiagate americano, colui che per primo – secondo l’inchiesta del procuratore Robert Mueller – avrebbe rivelato a George Papadopoulos l’esistenza delle mail compromettenti su Hillary Clinton. Il docente avrebbe fatto domanda di protezione alla polizia in Italia dopo essere “scomparso” dai radar e dalla Link University di Roma, con cui collaborava e avrebbe fornito una deposizione audio nella quale spiegherebbe perché "alcune persone" vorrebbero fargli del male.

Una fonte del ministero di Giustizia italiano, parlando a condizione di anonimato, avrebbe confermato che Barr e Durham hanno ascoltato il nastro e ci sarebbe stato uno scambio di informazioni fra i procuratori americani e l’intelligence italiana.

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