I servizi segreti avvertono: ci sono 20mila migranti pronti a partire dalla Libia. Ed era evidente da molto tempo, visto che gli sbarchi non si fermano e le forze dell'ordine sono in super lavoro per fermare gli arrivi. Mentre fonti vicine al Viminale raccontano che il governo fa orecchie da mercante, nel silenzio imbarazzante dei media di sinistra. Anche il leader della Lega, Matteo Salvini, torna all'attacco: «I nostri servizi segreti lanciano l'allarme invasione - spiega - con almeno 20mila immigrati pronti a partire per l'Italia. Questo senza dimenticare la sanatoria nel caos, con l'ombra del racket pronto a comprare e offrire documenti, i porti spalancati alle Ong, l'aumento delle spese per l'accoglienza, con numerose questure che segnalano irregolarità e anomalie. I dati parlano da soli: 1.878 sbarchi dal primo gennaio al 5 giugno di un anno fa, diventati 5.461 nello stesso periodo di quest'anno. Eppure - prosegue - l'Italia annuncia di aver scritto all'Europa per chiedere la redistribuzione di chi arriva».
E in effetti ciò che sta accadendo ha dell'assurdo. Perché Italia, Spagna, Grecia, Cipro e Malta sono citati in un documento comune sulla nuova strategia Ue sulle migrazioni. Un non paper che non impegna i firmatari, ma in cui si sottolineano la necessità di avere in Europa una fattiva «solidarietà» e in cui si ribadisce, come riportato dall'Adnkronos «la necessità di introdurre un meccanismo obbligatorio di ricollocamenti, che comporti la distribuzione tra tutti gli Stati membri di tutti coloro che entrano nel territorio di uno Stato membro come risultato di un'operazione di ricerca e soccorso in mare», in gergo un'operazione Sar. Partendo dal dato di fatto che «gli arrivi via mare sono diversi da quelli via terra», dato che «sono una conseguenza del rispetto di un obbligo dettato dal diritto internazionale e non il risultato di inefficienze nel controllo dei confini, in caso di pressioni migratorie sproporzionate in uno Stato membro di confine mediterraneo, dev'essere proposto un porto sicuro alternativo».
Un altro punto fondamentale riguarda i
rimpatri: si richiede un meccanismo comune europeo (Cerm) «focalizzato su una cooperazione più robusta con i Paesi terzi nel campo dei rimpatri e delle riammissioni», a complemento dei meccanismi bilaterali già funzionanti.
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