In 100 a Lampedusa con il vecchio trucco della "nave madre". I migranti lasciati in mare dagli scafisti su barchini. Sea Watch 3: appello all'Olanda

In 100 a Lampedusa con il vecchio trucco della "nave madre". I migranti lasciati in mare dagli scafisti su barchini. Sea Watch 3: appello all'Olanda

Non c'è pace per l'Hotspot di Lampedusa. Gli ospiti vanno e vengono ogni giorno. E in meno di 24 ore, dopo l'ingresso di 45 immigrati giunti autonomamente nei pressi dell'isola siciliana, sono arrivati altri 100 nuovi ospiti, che si sono affidati al vecchio metodo dei viaggi su una grande nave, in grado di effettuare la traversata dalle coste libiche a quelle siciliane. Gli scafisti della nave «madre», in questo caso un peschereccio battente bandiera libica, al momento opportuno, lanciano in mare piccole imbarcazioni liberandosi del carico umano e tornano indietro, pronte a ripetere la traversata. Ieri, però, è andata male ai nocchieri del peschereccio che ha lasciato al largo di Lampedusa un gommone con 81 immigrati, facendo poi rotta verso le coste del Nord Africa.

La nave madre, infatti, è stata intercettata e bloccata da una motovedetta della Guardia di finanza, e gli scafisti (6 egiziani e 1 tunisino), ripresi dalla polizia in un video, grazie a un velivolo messo a disposizione da Frontex, sono stati immortalati mentre operavano il trasbordo sul barchino che era a traino del natante e sono ora in stato di fermo per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Gli 81 passeggeri sono arrivati a Lampedusa all'alba. Sarebbero partiti da Al Zwara e dicono di provenire da Bangladesh, Algeria, Siria, Marocco, Senegal, Tunisia e Libia. Per loro si sono dispiegate le porte dell'Hotspot. E non sono stati i soli. Perché in mare c'erano anche altri due piccoli natanti con 12 e 7 passeggeri, che non è ancora chiaro se si siano distaccati dal peschereccio intercettato oppure siano giunti autonomamente, anche se le piccole dimensioni dei natanti farebbero ritenere impensabile una lunga traversata.

Perdura il divieto all'ingresso, al transito e alla sosta in acque italiane per Sea Watch 3, che resta sul limitare delle acque nazionali, davanti a Lampedusa, con a bordo i 43 immigrati raccolti in mare da una decina di giorni. La Ong tedesca Sea Watch non ne vuole sentire di salpare e resta in attesa che qualcosa interferisca sulla situazione di stallo venutasi a creare. «L'Italia ha la responsabilità di far sbarcare queste persone», interviene l'Unchr. «Chi entra ed esce dall'Italia lo decide il Viminale», risponde il ministro Matteo Salvini, che in queste ore, insieme al premier Conte e ai ministri Di Maio e Toninelli, incassa pure l'archiviazione del tribunale dei ministri di Catania per sequestro di persona sulla nave Sea Watch a gennaio vicino a Siracusa. «Non fu sequestro ma semplicemente richiesta di ordine e regole? Bene! Prendo atto della decisione - commenta Salvini -. Processi e indagini non mi fanno paura, ma sono felice che anche la magistratura confermi che si possono chiudere i porti alle navi pirata». Nel frattempo La Ong registra interventi puntando sulla disumanità italiana, non cogliendo che l'Italia cerca il rispetto delle regole e l'accoglienza a chi ne ha diritto, non a tutti indistintamente, tornando a diventare l'Hotspot africano ufficiale dell'Europa. Come un disco rotto il capitano della nave fa sapere che «Lampedusa è e rimane il porto sicuro più vicino al punto dove abbiamo effettuato il salvataggio», mentre Salvini auspica che sia l'Olanda a prendersi questa gatta da pelare.

Non basta, però, che la Sea Watch batta bandiera olandese, infatti finora non è intervenuta. E allora, Salvini ha scritto a Conte perché chieda alle autorità di esercitare «i propri poteri sovrani sulla nave e sulle persone a bordo».

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