L'ora del delitto fa crollare l'alibi del cacciatore

Il piccolo è stato ucciso tra le 9 e le 10. Il testimone che ha visto Orazio Fidone al mercato: "L'ho incrociato. Ma alle 11"

L'ora del delitto fa crollare l'alibi del cacciatore

Non solo la sua famiglia, ma anche un intero paese è dalla sua parte. Non l'ha mollato. Non lo indica come «il mostro» o come «l'orco». Per tutti era, è, e resterà «Orazio il cacciatore». Un omome dalla faccia buona che al momento si ritrova imputato con accuse gravissime (sequestro di persona e omicidio volontario).

Delle due l'una: Fidone, 65 anni, pensionato, o è l'uomo più sfortunato d'Italia («reo» di essersi messo nei guai per aver scoperto il cadavere del piccolo Loris); oppure è un signore che dietro le lacrime della commozione (ostentate nei tg) nasconde un terribile segreto. Nell'attesa che gli inquirenti scoprano se Fidone è una vittima di una casualità sfortunata o protagonista di un orrendo delitto, gli inquirenti passano al setaccio la sua vita, la sua auto e la sua casa. Durante una di queste perquisizioni sono venute fuori anche armi e munizioni che «il cacciatore» deteneva nella propria abitazione senza però le necessarie autorizzazioni. E per questo si è beccato una denuncia supplementare. Una bazzecola, però, in confronto all'ipotesi di essere coinvolto nella morte violenta di Loris.

Un'ipotesi che in paese nessuno si sente di avvalorare, considerata la buona reputazione di cui gode il signor Fidone, ben conosciuto anche da alcuni membri della famiglia Stival, compresa la signora Veronica, madre della vittima. Una domanda però continua a rimanere inevasa: come ha fatto Fidone a dirigersi «a colpo sicuro» proprio nel punto in cui giaceva il corpo senza vita di Loris? Coincidenza ancora più strana, considerato che in quella fase delle ricerche si confidava ancora nel ritrovare il bambino vivo. E un bambino vivo non lo si va certo a cercare in un canale coperto da canne in una zona isolata in aperta campagna. Cosa che invece Fidone ha fatto. Senza ancora dare una risposta convincente. Fidone ha parlato invece di «istinto».

Ma in un caso così grave l'«istinto» non può sicuramente ergersi a rango di alibi. Alibi che però Fidone giura di avere comunque. E la conferma viene anche da una signora che giura di averlo incontrato in un mercato fuori dal paese intorno alle 11 (ma, è notizia di ieri, che Loris è stato ucciso tra le 9 e le 10). Ragion per cui, nel presunto alibi del cacciatore, ci sarebbe comunque un «buco» al momento non colmabile.

Una testimonianza che conferma quanto già dichiarato da Orazio Fidone: «Quel sabato non ero a Santa Croce Camerina, ero alle 11 al mercato di Vittoria». Alle 11, appunto. Ma prima? Mistero.

Fidone resta quindi nel girone infernale dei sospettati. Uno status pesantissimo che la formula giuridica, lessicalmente edulcorata dell'«atto dovuto», non alleggerisce più di tanto. Come dimostrano gli ulteriori accertamenti che, dopo il sequestro della sua auto, la polizia scientifica ha compiuto anche nella casa di campagna di Orazio Fidone.

A proposito delle sue disavventure legali, ieri il Corriere della Sera riportava il seguente sfogo fatto da Fidone

a un amico: « Ma guarda come ci finiu . Uno trova il picciriddu e invece di dirgli grazie gli sequestrano auto e vestiti e gli mettono sottosopra la casa. Era meglio che si stava mutu ». «Muto». Come tutto il paese.

VaRaf

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