Le 5 ragioni del crollo di Conte

Il premier comincia a perdere la sicumera. E il suo consenso si erode e crolla di 7 punti. Ecco le ragioni della caduta libera

Le 5 ragioni del crollo di Conte

Giuseppe Conte inizia a perdere colpi. L'arrivo della seconda ondata ha travolto il suo consenso che, in base all'ultimo sondaggio condotto da Nando Pagnoncelli per il Corriere della Sera, è crollato di 7 punti percentuali.

"Winston Conte", come lo ha soprannominato Nicola Porro da quando il nostro premier si è paragonato a Churchill, sembra non avere più la situazione sotto controllo. “Escluderei un nuovo lockdown e lo diciamo a ragion veduta perché abbiamo lavorato proprio per evitarlo", assicurava il capo del governo giallorosso appena venti giorni fa parlando con i cronisti a Taranto. Una promessa che, purtroppo, difficilmente Conte riuscirà a mantenere, se la curva dei contagi dovessi continuare a decollare vertiginosamente. Per ora si parla solo di lockdown territoriali o regionali, ma il ministro degli Affari Esteri, il dem Enzo Amendola, parlando della possibilità di un secondo lockdown nazionale, proprio ieri ha dichiarato all'HuffPost: "Faremo di tutto per escluderlo, ma se sarà necessario ci assumeremo l’onere della scelta”. Il governo si prepara alla resa, mentre le forze che lo sostengono continuano a litigare tra loro.

I motivi di questa improvvisa perdita di fiducia sono molteplici. Il primo è stato ben individuato da Andrea Marcucci, capogruppo Pd al Senato che, rivolgendosi a Conte senza peli sulla lingua, ha apertamente detto: "Io ho delle richieste che le chiedo di valutare: i singoli ministri sono adeguati all'emergenza che stiamo vivendo?". Una frase che sembrava presagire all'apertura di una verifica di governo, subito smentita dal segretario Nicola Zingaretti. La domanda di Marcucci, però, inquadra bene uno dei problemi: l'impreparazione di alcuni ministri nel gestire il proprio dicastero. In queste settimane le ministre Paola De Micheli e Lucia Azzolina sono state prese di mira per tutta una serie di errori e di sottovalutazioni che, secondo alcuni esponenti di maggioranza, sono stati commessi sia nel campo dei trasporti sia nel campo della scuola. Sarebbe superfluo dire che queste ministre hanno sbagliato nel concentrare le loro risorse e le loro energie sui monopattini e sui banchi con le rotelle, ma è bene non dimenticarlo, a maggior ragione quando la chiusura delle scuole si fa sempre più vicina.

Nel frattempo, il Paese muore di fame e ogni giorno che passa non c'è città che non veda scontri di piazza. Le chiusure di palestre, teatri, cinema e locali di ristorazione hanno messo in ginocchia intere categorie produttive che erano già state falcidiate dalla crisi prodotta dal primo lockdown. Se in primavera il virus non si conosceva e una buona parte degli italiani si è affidata a ‘Winston Conte’ che, secondo la narrazione mediatica dei giallorossi, ha preso le redini del Paese come un bravo padre di famiglia, ora ‘l’avvocato del popolo’ viene visto, a ragion veduta, come un politico poco propenso al confronto. Un altro grave errore di Conte, oltre a quello di aver promesso l’arrivo del vaccino in tempi stretti, è stato quello di non aver voluto coinvolgere le opposizioni. Una telefonata di cinque minuti fatta ai leader delle opposizioni poco prima di una conferenza stampa non può essere scambiata come una reale intenzione di dialogo.

Il momento è delicato e le prossime decisioni non potranno essere prese soltanto a suon di Dpcm, senza coinvolgere realmente il Parlamento. Zingaretti lo sa e, dalle pagine di Repubblica, ha tirato le orecchie a Conte sul confronto con le opposizioni. Chissà se il premier avrà capito la lezione…

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