Abusò di cinque bimbi nell'asilo parrocchiale, orco alla sbarra

Giudizio immediato, indagini chiuse velocemente grazie ad appostamenti e intercettazioni. Ma è giallo sui suoi possibili complici

Abusò di cinque bimbi nell'asilo parrocchiale, orco alla sbarra
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I demoni sono tornati. O forse non se ne sono mai andati. L'Emilia-Romagna si risveglia con gli orchi dentro gli asili di un anonimo paesino che è meglio resti tale, nell'oblio, finché i soliti profeti del dolore ci metteranno il becco. Ci sono 31 innocenti tra i due e i cinque anni sprofondati nell'abisso del mostro dalla faccia buona, denudati, violati e torturati nel salone dei giochi piombato in una scuola parrocchiale. Un bimbo eroe ha parlato per primo, era Natale dello scorso anno, ha fatto capire che no, a scuola non andava tutto bene. C'è un genitore che si è messo l'elmetto, nell'abisso ci ha portato i carabinieri, che in 10 giorni hanno ripreso tutto, troppo. Per un volontario è scattato l'arresto in flagranza a gennaio, mentre nel bagno dell'asilo abusava di un bambino di due anni, con la mamma a pochi metri. I carabinieri in borghese presidiavano l'istituto da giorni con la stessa discrezione anonima del pedofilo.

«Era un ragazzo con disagi famigliari e infanzia tormentata, era dichiaratamente gay, ma ormai chi si scandalizza più», ammette un genitore nascosto in macchina, davanti alla stazione dei carabinieri. Il pedofilo ha sempre frequentato l'ambiente parrocchiale e l'asilo da maggio, ha un fidanzatino autorizzato a trovarlo ai domiciliari, da cui il ragazzino poteva muoversi con una certa disinvoltura, tra ospedale (soffre di una rara patologia), psicologo e avvocato di quelli tosti per un nulla tenente. C'è dignità e dolore negli occhi coraggiosi dei papà e delle mamme con l'esistenza segnata che incontriamo. Altre famiglie al buio si macerano nell'incertezza, perché l'inchiesta è finita: cinque casi dimostrati anche grazie ai sei Terabyte di materiale pedopornografico custodito a casa del ragazzo assieme a costosi apparecchi e masterizzatori, a uso e consumo di chi altro non lo sapremo mai. Il processo a Bologna per competenza inizia oggi, rito abbreviato e giudizio immediato come vuole l'imputato, una o due udienze al massimo, d'altronde lui ha confessato, non aveva uno schema, sceglieva a caso, lui che potrebbe essere uno dei tanti bimbi violati con un passato oscuro da nascondere, sfuggito a chi ha messo il lupo in mezzo alle pecorelle e che non pagherà mai.

La metà dei bambini ha cambiato scuola e paese, altri sono costretti a restare nel lager che ha imprigionato la loro innocenza. Che cosa sanno? Cosa hanno sofferto? C'è chi sottovaluta, chi fa spallucce, chi non vuole sapere o non può. «Le indagini sono complete, tranne per un ulteriore caso, i carabinieri stanno analizzando con grande attenzione il materiale», ci assicura il pm di Bologna, autorizzato a parlare con il Giornale.

Nei seimila giga anche foto risalenti al 2017: come, quando, perché è stato possibile che avesse il tempo e il modo di realizzarle, visto che non poteva stare da solo coi bambini? Qualcuno ha chiuso gli occhi o non ha voluto vedere? C'è fretta di sotterrare questa cloaca con tutti i suoi miasmi, senza scrutare il traffico telefonico o i contatti dell'orco, senza sentire né maestre, né bidelli, né dirigente né famiglie, sperando che tra qualche anno i bimbi non si ricordino magicamente più nulla, senza chiudere la struttura. Perché per le velocissime indagini ha agito da solo. Ma i dubbi restano, a turbare il sonno innocente di angioletti precipitati sulla Terra sotto il peso feroce degli istinti più biechi di un orco, con uno stress post-traumatico simile ai militari in trincea.

Lo dicono gli psicoterapeuti (neanche loro mai ascoltati) specializzati sugli abusi fisici, psicologici e visivi. A loro i bimbi raccontano altre verità, disegnano l'orrore, giochi svestiti, punizioni minacciate. Confabulazioni, suggestioni? Senza una verità, nella terra di Peppone e don Camillo vinceranno i demoni invisibili.

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