Le accuse dei 5s e dei veteropacifisti anti Nato: Letta accerchiato a sinistra ha perso la guerra

Il segretario del Pd replica duro a Santoro sulle armi all'Ucraina e prova a tenere la barra dritta a Occidente. Ma Orlando ripropone i "distinguo".

Le accuse dei 5s e dei veteropacifisti anti Nato: Letta accerchiato a sinistra ha perso la guerra

Nel «campo largo» del centrosinistra essere contro Putin, con l'Ucraina e pro-democrazie non paga.

Il fianco populista e post comunista dell'alleanza faticosamente tessuta in questi mesi da Enrico Letta si sfalda: i grillini di Conte risentono l'irresistibile richiamo della «Grande Madre Russia» e della demagogia anti-governo, mascherata alla buona da «anti-militarismo»; la sinistra di Leu e dei verdi segue a ruota l'avvocato del popolo e il richiamo nostalgico dei bei tempi in cui si andava in vacanza sul Mar Nero con i pullman del Partito e le spillette dell'Urss.

Gli opinion-maker - ormai canuti e imbolsiti - del movimentismo ex forcaiolo, ex girotondino, ora pacifista ma contro la Nato e non contro Putin, accusano il Pd «guerrafondaio». Cgil e Anpi intimano a Occidente, Ucraina, Draghi e Letta di arrendersi.

Il quadro è desolante. Il segretario dem, va detto, tiene botta con coraggio. Prende carta e penna e replica ai proclami tv del redivivo Michele Santoro per tentare di spiegare alla sinistra i valori (dimenticati) della Resistenza, oggi degli ucraini, e della difesa della democrazia: «La resistenza contro l'aggressore di un popolo che combatte casa per casa per la sua libertà. Che è anche la nostra libertà di cittadini italiani ed europei. Da un lato un esercito invasore, dall'altro un popolo invaso», scandisce. E ricorda: «Non solo in Ucraina ma anche in Polonia, a Vilnius o a Praga, a Stoccolma o Helsinki, non ci sono processi alla Nato, ma appelli alla protezione della Nato e dell'Europa. Un'Europa che peraltro ha avuto una reazione ferma, intransigente, finalmente degna». Chapeau, a parte la perdita di tempo di spiegare cose a Santoro.

Ma nello stesso tempo, Letta ha il problema del fronte interno, con l'ala sinistra del Pd che sulla Nato tentenna e che si sgola per siglare l'appeasement con il Conte versione Che Guevara alle cime di rapa: ieri è spuntato il ministro Andrea Orlando a spiegare che «non si deve polarizzare il dibattito» tra pro-Putin e pro-Ucraina e Occidente, perché «il confronto è fisiologico», e di «non correre come paesi in ordine sparso a accrescere le spese militari», mentre è più importante «difendere i salari» degli italiani». Una uscita che suona come un posizionamento tutto interno per giocare di sponda con Conte, indebolendo Letta (e Draghi).

E il segretario dem ha anche il problema di tenere insieme una qualche parvenza di coalizione elettorale in vista delle Amministrative e, soprattutto, delle elezioni politiche. «Il Rosatellum impone le alleanze», ripetono al Nazareno. Quindi coi grillini bisogna continuare ad avere a che fare. Così il responsabile Enti locali del Pd, Francesco Boccia, annuncia trionfale che «manca poco a chiudere» l'accordo sulle Comunali, e che «l'alleanza con M5s è solida» al di là delle «fisiologiche differenze di vedute» su quisquilie come la guerra di Putin e gli impegni internazionali sulla difesa sottoscritti dall'Italia.

Se si sondano i dem, la situazione è assai più complessa: alle Amministrative, i 5s non riescono neppure a presentare le liste, e comunque in tutto il Centro-Nord sono pressoché inesistenti, e infatti fuori dalle alleanze.

Quanto alla situazione nella maggioranza, spiega un esponente di governo Pd, «i grillini, in aula e nelle commissioni, sono all'impazzimento. Anche i pochi di loro che capiscono qualcosa sono dilaniati, non li tiene più nessuno. Parli con uno, trovi l'intesa su un provvedimento, e altri dieci lo smentiscono. Come possiamo andare avanti così?».

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