Fanno festa i cinici politicanti, i media che fanno della demonizzazione d'Israele la loro fortuna, la premessa dell'antisemitismo che divora la mente dell'Europa e degli Usa: a loro non interessa la verità. Non gli interessa quali sono le fonti che parlano di cento morti, che chiamano scuola una delle strutture che Hamas ha trasformato in tane di armi e terroristi. Non si sa molto di quello che è successo. Da Gaza parlano di cento morti, da Israele di venti. È stata un'azione di guerra contro Hamas, non contro la gente: purtroppo se delle persone sono state coinvolte, è perché erano «proprio dove devono essere» come disse Sinwar, a fungere da scudo umano per Hamas. L'Idf parla di tre colpi di precisione che hanno mirato 19 persone. Le parole sono la solita parata di pregiudizio e criminalizzazione. Borrell si dice «Inorridito, dieci scuole prese di mira, non c'è giustificazione per questi massacri». Vi si implica che Israele sia un distruttore di scuole e di bambini, non che le scuole sono diventate il rifugio di Hamas. Parole irresponsabili, incitano all'odio.
Inutile qui aggiungere i nomi di chi, con un'indegna carica Onu, vorrebbe essere citato avendo di nuovo accusato Israele di «genocidio», mentre l'esercito ha cercato con avvertimenti e aiuti di salvaguardare la gente: chi ha rispetto della verità non può che sentirsene disgustato.
Un altro esempio scandaloso è quello del nuovo ministro degli Esteri inglese Lemmy, «sconvolto dall'attacco alla scuola» mette il nuovo governo in coda per chiedere «il cessate il fuoco per proteggere i civili». Ma gli unici civili in pericolo sono quelli su cui Hamas ed Hezbollah sparano da decenni. Un cessate il fuoco immediato non glielo chiede nessuno.
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