"Adattiamoci, il clima estremo sarà la norma"

Il docente di fisica terrestre: "Servono nuovi invasi. E bisogna rivedere lo stop al nucleare"

"Adattiamoci, il clima estremo sarà la norma"

Rinnovabili, nucleare, ma anche termostati più bassi in inverno e recupero dell'acqua negli invasi. «L'uomo dovrà adattarsi a questi cambiamenti climatici, diventeranno la nostra nuova normalità». Non lascia spiragli di ottimismo la visione di Guido Visconti, docente emerito di fisica terreste all'università dell'Aquila, che ha dedicato la sua vita allo studio della fisica dell'atmosfera, di oceani e meteorologia. Per lui, siccità, incendi e caldo estremo sono elementi di uno scenario previsto già da decenni. «Il primo report sui pericoli del riscaldamento globale è stato fatto nel '78. Ci voleva poco per avere uno sviluppo ragionevole. Ma non ha ascoltato nessuno. Per convenienza».

E ora contiamo anche i primi morti causati dal caldo.

«È già successo in passato, nel 2003. Muoiono i malati e gli anziani che non sono protetti. I vecchietti che non si possono permettere il condizionatore si rifugiano perfino nei supermercati per trovare refrigerio».

Ma dobbiamo abituarci ai 40 gradi?

«Queste ondate di calore sono fenomeni naturali che ciclicamente si presentano. Ma in passato l'intervallo era di 20-30 anni. Ora aumenta la frequenza mentre i tempi di ricorrenza si abbreviano: ce li dobbiamo aspettare almeno ogni dieci anni. Tutto si accelera a causa del riscaldamento globale».

Quindi più caldo e meno pioggia?

«Esatto. Avremo ondate di calore e siccità sempre più frequenti. Ma è inutile stare a lagnarsi mentre c'è la corsa ad accaparrarsi gas, petrolio e anche carbone. Purtroppo la situazione non è rimediabile. L'unica politica ragionevole è quella di trovare strategie per sviluppare tecniche che ci adattino ai cambiamenti climatici».

Come non sprecare l'acqua?

«Bisogna assolutamente creare invasi per raccogliere l'acqua. E poi bisogna far cade l'altro tabù, cioè l'uso del nucleare. Non possiamo illuderci che si possa passare da un giorno all'altro all'energia solare».

Ma in Italia c'è stato un referendum che lo ha bocciato.

«Quel divieto va rivisto. Ci sono state evoluzioni, il problema è legato solo alla sismicità del territorio. Basta fare impianti in pianura o in Sardegna. Serve una nuova visione di politica energetica. Invece, in Italia, un governo è stato messo in crisi da un gruppo di scalmanati solo perché contrari ad un inceneritore. Sono allibito».

Lei ha studiato anche i mari. Come siamo messi?

«Il principale effetto del riscaldamento è l'aumento del livello del mare. E gli insediamenti costieri, compresi quelli italiani, tenderanno a scomparire. Inoltre, bisognerà adattare anche la rete delle fognature a causa della dissipazione dell'acqua. Negli Usa ci stanno già pensando. Lo dovremo fare anche in Italia».

La vedremo ancora la neve?

«Sempre di meno. E le montagne avranno sempre meno vegetazione. In questo momento molte piante si spostano verso l'alto per raccogliere l'acqua. Ma con la siccità più frequente e lo scioglimento dei ghiacciai, molte specie vegetali scompariranno».

Se l'aspettava questo scenario estivo?

«Be', non mi sorprende. Basti pensare che la temperature della terra si è alzata di un grado in un secolo, mentre sono bastati gli ultimi 30 anni per farla risalire di un grado e mezzo».

Si può tornare indietro?

«Sinceramente siamo messi male. Per riacquistare il benessere ambientale serviranno 100-200 anni ma solo se si riescono a bloccare le emissioni di anidride carbonica il più presto possibile. E non mi sembra che ci sia la volontà planetaria».

Questo caldo ha interessato l'Europa. Ma in Africa sarà peggio?

«Paradossalmente la fascia tropicale ne soffrirà di meno, sono le medie altitudini ad accusare di più il cambiamento».

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