Addii, litigi e mancate restituzioni: grillini nel caos e Di Maio sotto accusa

Molti voglio il ritorno di Di Battista. Ora si apre anche la questione restituzioni: "In diversi vogliono tenersi i soldi". E i numeri della maggioranza scricchiolano

Addii, litigi e mancate restituzioni: grillini nel caos e Di Maio sotto accusa

Ilva, restituzioni, addii e litigi: all'interno del Movimento 5 Stelle regna il caos più totale. A mettere tutti d'accordo però ci pensa Luigi Di Maio, finito nel mirino di una serie di parlamentari che non ne può più della sua gestione ritenuta inopportuna. Il ministro degli Esteri ormai non riesce più a tenerli ed è addirittura dovuto ricorrere alla minaccia della crisi di governo in occasione dello scontro tra il premier Giuseppe Conte e alcuni eletti pugliesi sullo scudo penale per ArcelorMittal: "Se servirà metteremo la fiducia e ognuno si assumerà le sue responsabilità in Aula". Ma le grane sono solo all'inizio e ce ne saranno molte altre. A partire dalle elezioni Regionali in Calabria, dove i pentastellati non hanno ancora un candidato spendibile e dunque potrebbero optare per ritirarsi non presentando alcuna lista.

Di Maio sotto accusa

Il clamoroso disastro alle Europee è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e come se non bastasse sono poi seguite ulteriori catastrofi, ultima delle quali la sonora sconfitta rimediata in Umbria. In molti non hanno affatto digerito il connubio forzato con il Partito democratico a livello nazionale, ma anche a livello locale non sono assolutamente mancate le polemiche. Come dimostra il caso Manuela Sangiorgi, ex sindaco di Imola che si è dimesso perché non voleva essere "un burattino nelle mani del Pd". Ma la fuga dei grillini sta continuando e a breve è previsto il fischio d'inizio ufficiale: in molti sono pronti a mollare e a trasferirsi nella Lega di Matteo Salvini.

L'ex ministro del Lavoro deve fare i conti con dei dissidi anche in Europa, dove molti compagni di squadra non lo vedono di buon occhio. Come riportato da Il Fatto Quotidiano, pochi giorni fa il capo politico si sarebbe rinchiuso in una stanza a Bruxelles con Ignazio Corrao e Piernicola Pedicini. Fonti qualificate avrebbero fatto sapere che il tutto si sarebbe risolto con un "disgelo". I due avevano criticato fortemente la nomina di Paolo Gentiloni a commissario europeo. Il primo aveva tuonato: "Complimenti a chi ha negoziato le posizioni di governo per il Pd. Economia, Commissario Ue e Affari Ue e anche tutti i ministeri strategici per il sud (Agricoltura, Infrastrutture, Sanità, Sud). Dove noi prendiamo i voti". Contrario anche il secondo: "Siamo costretti ad assistere inermi alla consegna dell’Italia al Pd in Europa, alla consegna dell’Italia ai signori dell’austerità, ai signori dei meccanismi europei che hanno strangolato le nostre attività produttive, le nostre piccole e medie imprese, e il Sud".

Con Barbara Lezzi e Gianluigi Paragone sono stati riaperti i dialoghi, ma Giulia Grillo e un discreto gruppo di ex sottosegretari vanno verso un'altra direzione. Paola Taverna si sarebbe detta piuttosto "preoccupata". Al fianco di Di Maio restano davvero in pochi: su tutti il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e Laura Castelli. Tutti però perplessi da alcune decisioni. I malpancisti aumentano progressivamente e in molti invocano un ritorno di Alessandro Di Battista.

Caso restituzioni

Come se non bastasse si è aperta anche la questione delle restituzioni, cavallo di battaglia del M5S. C'è chi non verserebbe da diverso tempo e perciò dai piani alti hanno fatto sapere: "Il collegio dei probiviri è pronto a sanzioni contro gli eletti non in regola con le restituzioni". E c'è chi avrebbe rivelato: "In diversi vogliono solo tenersi il denaro". Sono diversi coloro che non riescono a digerire i 300 euro mensili da versare per la piattaforma web Rousseau. Addirittura vi sarebbero state anche delle rivendicazioni esplicite: "Non ho pagato perché non ritengo giusto pagare".

Numeri a rischio

Il gruppo grillino al Senato potrebbe perdere ulteriori pezzi. Dopo l'addio di Elena Fattori - passata poi al Gruppo Misto - ora altre due figure sarebbero pronte a dimettersi: si tratta del docente di Diritto civile Ugo Grassi, tentato dalla Lega ma molto probabilmente approderà al Misto, e dell'avvocato ligure Mattia Crucioli. Si sta provando in ogni modo a trattenerli, ma l'ombra dei soli 103 rimasti è davvero insistente: il numero di senatori espulsi o fuggiti salirebbe così a 8, provocando una forte instabilità nella maggioranza in termini numerici.

Intanto non si riesce ancora a nominare il capogruppo a Montecitorio: la regola interna che esige il consenso del 50% più uno dei deputati sta causando questa fase di impasse.

Davide Crippa si è fermato a 85 voti, mentre lo sfidante Riccardo Ricciardi non è andato oltre i 73. Ma a pesare sono le 17 schede bianche e le 15 nulle di ieri. E sanno di un gesto di sfogo rivolto a Luigi Di Maio.

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