Addio di de Bortoli al Corsera: bordate ad azionisti e a Renzi

"I giornali devono essere scomodi". E bastona pesantemente il premier: "Un maleducato di talento che disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche"

Addio di de Bortoli al Corsera: bordate ad azionisti e a Renzi

Il Cda Rcs alza il velo sulla successione alla direzione del Corriere della Sera. E, in quello che è il suo penultimo giorno da direttore, Ferruccio de Bortoli prende carta e penna per salutare i lettori e togliersi qualche sassolino dalle scarpe. "Il Corriere non è stato il portavoce di nessuno, tantomeno dei suoi troppi e litigiosi azionisti - scrive - non ha fatto sconti al potere, nelle sue varie forme, nemmeno a quello giudiziario. Ha giudicato i governi sui fatti, senza amicizie, pregiudizi o secondi fini. E proprio per questo è stato inviso e criticato".

Dopo dodici anni complessivi alla guida del quotidiano di via Solferino, De Bortoli firma l'editoriale di addio Il rendiconto. "Fui assunto la prima volta nel 1973 come praticante - scrive - il Corriere era stato il mio sogno giovanile, è diventato la mia casa, la mia famiglia. Il legame sentimentale con il giornale era e resta indissoliubile". Sullo sfondo la vignetta (divertente) di Giannelli. "Il futuro: De Bortoli si ritira in convento", scrive il vignettista. Che sotto a un De Bortoli in tonaca chiosa: "Dove fonda il nuovo quotidiano: Corriere della Suora". Ma l'ultimo editoriale, in cui il direttore uscente spiega "risultati e prospettive del sistema Corriere", non è soltanto amarcord e buoni sentimenti. Anzi. De Bortoli non si tira certo indietro dal presentare il conto sia agli azionisti di via Solferino sia al premier Matteo Renzi.

"Del giovane caudillo Renzi, che dire? Un maleducato di talento - tuona De Bortoli - il Corriere ha appoggiato le sue riforme economiche, utili al Paese, ma ha diffidato fortemente del suo modo di interpretare il potere". Poi l'affondo: "Disprezza le istituzioni e mal sopporta le critiche. Personalmente mi auguro che Mattarella non firmi l'Italicum. Una legge sbagliata". Dopo aver "sistemato" il premier passa in rassegna gli azionisti. "Ad alcuni miei, ormai ex, azionisti - scrive ancora De Boroli - sono risultate indigeste talune cronache finanziarie e giudiziarie. A Torino come a Milano. Se ne sono fatti una ragione". E ancora: "Alla Procura di Milano si sono irritati, e non poco, per come abbiamo trattato il caso Bruti-Robledo? Ancora pazienza. L'elenco potrebbe continuare".

"In questo Paese, di modesta cultura delle regole, l'informazione è considerata da gran parte della classe dirigente un male necessario. Uno dei tanti segni di arretratezza", scrive ancora De Bortoli che conclude dicendosi "certo che con la nuova direzione il Corriere sarà ancora più autorevole, forte e innovativo".

"A tutti i colleghi, al direttore generale Alessandro Bompieri e al suo staff, va la mia gratitudine - si congeda infine - ai lettori, molti dei quali in questi giorni non mi hanno fatto mancare i segni della loro vicinanza, un grande e ideale abbraccio".

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