Addio al libretto al portatore, simbolo dell'Italia "formica"

Dal 3 luglio tutti i conti dovranno essere nominativi. L'obiettivo è contrastare evasione fiscale e riciclaggio

Addio al libretto al portatore, simbolo dell'Italia "formica"

Lunedì 3 luglio finisce un'epoca durata 140 anni, quella dei libretti postali al portatore, istituiti con Legge del 1875 da Quintino Sella. D'ora in poi tutti i libretti di risparmio dovranno esser nominativi, per prevenire il riciclaggio e (si opina) l'evasione fiscale.

Quintino Sella, ministro delle finanze della destra liberale, scienziato minerario di Biella col culto della finanza e del risparmio, conosceva le abitudini e la preferenza dei risparmiatori per l'anonimato e diede vita alle casse di risparmio postali con tre forme di raccolta del denaro al portatore: il conto corrente, il libretto di risparmio e il buono postale fruttifero, collegato al libretto. Il capo famiglia che gestiva il libretto della Regia Posta, lo custodiva sotto un materasso o in un cassetto chiuso a chiave, che solo la moglie e un figlio maggiore conoscevano. Parecchi contadini, che tornavano dal mercato col portafoglio gonfio, non avevano fatto le elementari o avevano dimenticato le nozioni imparate e il libretto nominativo per loro sarebbe stato inaccessibile. Molte donne di casa prive di istruzione andavano alla posta a ritirare lettere e cartoline e poi se le facevano leggere, in casa, dai figli che avevano fatto le scuole o dal parroco, quando aveva un po' di tempo libero.

Il libretto di risparmio al portatore aveva ed ha il vantaggio che, andando all'ufficio postale, ci si possono depositare o ritirare piccole somme, volta per volta. Ancora a metà del novecento in molti centri abitati le banche non c'erano o erano frequentate soprattutto da uomini d'affari e persone acculturate. Il libretto postale, al portatore è diventato un mezzo comune per il piccolo risparmio «di scopo». Una ragazza doveva farsi una dote, almeno un corredo di biancheria e suppellettili per la futura casa (non so se si usa ancora). Ecco, così, il libretto di risparmio, su cui lei, la mamma e qualche zia mettono le piccole somme risparmiate. Il futuro sposo faceva altrettanto, per la sua parte. Il papà della sposa a cui tocca pagare il pranzo nuziale, attinge al libretto che ha per le spese straordinarie.

Si usavano (e si usa ampiamente anche ora) i buoni postali fruttiferi, un risparmio con reinvestimento automatico degli interessi. I padri, i nonni, gli zii spesso usavano creare un libretto con buoni postali fruttiferi, per i figli e i nipoti, alla nascita, pensando al loro futuro. Anche a me è accaduto. Quando sono nato, mio padre costituì un libretto al portatore, coi buoni postali fruttiferi, che, secondo i suoi calcoli, 18 anni dopo, mi avrebbero dovuto dare una rendita di 400 lire al mese, che mi sarebbe servita, durante l'università e durante la mia successiva prima sistemazione. All'inizio degli anni '30, mille lire al mese, erano lo stipendio agognato da una piccola famiglia borghese. Per un studente d'università 400 lire al mese sarebbero bastate. Ma venne la guerra e con l'inflazione si generò una svalutazione della lira di 60 volte. Quando mi iscrissi all'Università, a Pavia nell'ottobre del 1947, con gli interessi mensili di 400 lire, derivanti da 100mila lire depositate nel libretto postale, avrei potuto fare solo un pranzo in un ristorante medio. Fortunatamente avevo vinto una ottima borsa di studio con vitto e alloggio.

Il papà spese il capitale dei buoni postali per comprarmi un corredo di vestiario e un valigino di cuoio, per il ritorno a

casa da Pavia a fine settimana. Il valigino l'ho tenuto come ricordo. Ora, con l'euro i nonni possono aprire un conto postale fruttifero nominativo per i nipoti, per le piccole spese, che hanno già quando vanno a scuola.

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