Ventisei mesi di lunghissima attesa, oltre due anni senza una risposta.
Maria Teresa Trovato Mazza, ventinove anni, è morta ieri a casa dei suoi genitori a Taurianova, in provincia di Reggio Calabria. C'è un mistero fittissimo dietro la fine della donna, stella del calcio a 5 italiano, conosciuta da tutti come Sissy. La ventinovenne era stata trovata ferita il 1° novembre 2016 da un colpo di pistola esploso all'interno dell'ascensore dell'Ospedale Civile di Venezia, dove si trovava in servizio lavorativo esterno, in quanto agente di Polizia Penitenziaria di sede all'istituto di reclusione femminile della Giudecca di Venezia. Visto l'aggravarsi delle sue condizioni era stata trasferita ultimamente dall'ospedale di Polistena a casa dei genitori, dove è morta per un'infezione che ha peggiorato un quadro clinico già gravissimo.
In un primo momento si era pensato a suicidio, ovvero che Maria Teresa avesse scelto volontariamente di rivolgere l'arma contro se stessa. Ma il quadro non ha convinto gli investigatori e la famiglia ha sempre respinto con forza questa ipotesi, sostenendo che all'interno dell'ascensore doveva essere accaduto dell'altro. Ipotizzavano inoltre che in passato la giovane poliziotta sarebbe stata aggredita da una persona che conosceva per motivi riguardanti il lavoro nel carcere.
Così le indagini si sono concentrate sul tentato omicidio, ma a distanza di due anni non c'è alcun sospetto e nessun movente. «La scomparsa della giovane agente di Polizia penitenziaria Sissy Trovato Mazza dopo due anni di agonia e sofferenza è una notizia tristissima che addolora profondamente tutti, familiari, amici e l'intera amministrazione della quale faceva parte - afferma Francesco Basentini, capo del Dap, il Dipartimento amministrazione penitenziaria -. La sua battaglia si è conclusa ieri sera (sabato, ndr). Ma io mi auguro che la stessa determinazione con la quale Sissy ha dimostrato di voler rimanere aggrappata alla vita sia da sprone per l'accertamento della verità e venga fatta finalmente piena luce su quanto accaduto quel terribile giorno. Lo dobbiamo a lei, alla sua famiglia, ai suoi cari e a tutti i suoi colleghi, che non hanno mai smesso di innalzare una preghiera per lei in questi due anni».
Sissy era un portento nel calcio a 5. Con la Pro Reggina come portiere aveva vinto il primo scudetto nella storia della Serie A femminile, quello del 2012. Nel 2017, in occasione della Final Eight di Coppa Italia di Serie A femminile giocata a Lamezia, il presidente della Divisione Calcio a cinque Andrea Montemurro aveva offerto anche un contributo per le cure della giovane. «A nome mio e del Consiglio Direttivo della Divisione Calcio a cinque, esprimo le condoglianze alla famiglia, in un momento di immenso dolore - ha detto il presidente Montemurro -.
Sissy, il futsal italiano non ti dimenticherà». Nelle gare di Serie A e Serie A2 femminile in programma ieri è stato osservato un minuto di raccoglimento su tutti i campi.«Non doveva finire così», recitano parenti e amici su Facebook e ancora «Rip guerriera».
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