Adozioni gay, la sinistra punta tutto sulla Consulta

Dopo il no alle trascrizioni dei due papà, il mondo Lgbt spera in una sentenza "creativa" della Corte

Adozioni gay, la sinistra punta tutto sulla Consulta
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«Ci penserà la Corte Costituzionale». Come spesso nel passato recente, anche davanti al tema scottante delle paternità gay la speranza di molti - nel mondo Lgbt+, a sinistra e anche all'interno della magistratura - è che a togliere le castagne dal fuoco provveda la Consulta. Che più volte ha manifestato la sua disponibilità a sostituirsi al Parlamento per introdurre in vari campi norme più avanzate e più liberal, e che potrebbe farlo anche per introdurre forme di riconoscimento da parte di coppie gay di figli nati dall'utero in affitto.

Le speranze si concentrano sulla Corte Costituzionale soprattutto a partire da ieri, quando il tribunale di Milano ha annullato le trascrizioni di due «papà» come genitori di un bambino nato da maternità surrogata. Mentre hanno lasciato la porta aperta alla registrazione di coppie omosessuali femminili come madri di figli nati da inseminazione artificiale, i giudici milanesi hanno dichiarato del tutto illegittima la trascrizione di due padri per figli prodotti tramite la maternità surrogata. Il provvedimento con cui il sindaco di Milano Beppe Sala aveva registrato all'anagrafe «Padre 1» e «Padre 2» secondo il tribunale cozza contro le sentenze della Cassazione, che proibiscono di legalizzare le conseguenze di un reato inaccettabile come l'utero in affitto.

Per i sostenitori della causa gay è stato un brutto colpo, anche perché venuto da un tribunale da sempre orientato in senso progressista. Se anche a Milano i «due papà» sono considerati illegali, la linea potrebbe essere presto fatta propria anche dal resto dei tribunali italiani.

Così ecco che a sinistra si torna a sperare che ad aprire le porte ai doppi papà provveda la Corte Costituzionale. La speranza non è peregrina, perché più volte la Consulta ha dimostrato con le sue sentenze di ritenere le norme italiane troppo conservatrici, e ha fatto pressione sul Parlamento perché approvi una nuova legge che renda più facili le trascrizioni di due genitori maschi. Che in Parlamento sieda una maggioranza che va esattamente nella direzione opposta, e che vuole fare della maternità surrogata un reato universale, è un dettaglio apparentemente irrilevante.

A rafforzare le speranze nella Corte Costituzionale sono alcuni suoi pronunciamenti, e in particolare le due sentenze che nel marzo scorso, pur respingendo le questioni sollevate dalla Cassazione e dal tribunale di Padova, avevano definito «vuoto normativo intollerabile» l'assenza di una legge sulle trascrizioni gay. Per la Consulta a rendere doverosa una apertura è la tutela dei diritti del bambino che deve «ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia».

Il messaggio della Corte al Parlamento è il consueto: o intervenite voi con una legge o provvediamo noi con una sentenza «creativa». Ma può la Corte andare in direzione opposta a quella che le Camere stanno percorrendo? Qui entra in ballo il tema delicato della composizione della Consulta e dei suoi orientamenti.

Da sinistra si guarda con preoccupazione al prossimo turnover tra i giudici, che tra l'autunno 2023 e il 2024 farà cessare dall'incarico tre membri indicati dall'opposizione (la presidente Silvana Sciarra, Franco Modugno e Augusto Barbera). Se il centrodestra li sostituisse con giuristi moderati o conservatori, l'orientamento della Corte cambierebbe. Ma di lì ad allora molto può ancora accadere.

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