Afghani ostaggio dell'ira talebana. Dramma dei bimbi passati ai soldati oltre il filo spinato

Ancora caos a Kabul, le milizie impediscono l'accesso all'aeroporto. Le madri cercano di affidare i figli agli stranieri: "Portateli con voi".

Afghani ostaggio dell'ira talebana. Dramma dei bimbi passati ai soldati oltre il filo spinato

L'aeroporto di Kabul è un buco con la folla attorno. È il luogo che tiene legato un Paese senza futuro al resto del mondo. È la macchina a cui è attaccato un intero popolo per cercare di respirare ancora. Una cittadella quasi vuota e chiusa, assediata da una massa di disperati che vorrebbero salire su un aereo per volare in qualsiasi punto dell'atlante pur di sfuggire al buio di un regime angosciante che già sta mostrando le sue intenzioni, schiacciare con la violenza ogni libertà, ogni diritto, ogni pensiero che non sia contenuto nella sharia, l'implacabile legge islamica.

Una folla che prega, implora, non ha paura di perdere tempo perché è l'unica cosa che ha, per ora. Le donne, più disperate di tutti, parlano con i soldati stranieri che, in cima a una scala, spuntano dall'altra parte del muro. Sono britannici, sono ragazzi. Un dialogo disperato. A un certo punto alcune di loro sollevano i loro figli, alcuni sono passati di mano in mano come si fa con le rockstar che si tuffano tra i fan durante un concerto. I piccoli arrivano al muro, i soldati esitano, ma qualche bimbo finisce in braccio a loro che lo portano dall'altra parte del muro, oltre il filo spinato. Anche qualche donna riesce a passare.

Gesti sconvolgenti di estremo amore: abbandonare il figlio a un destino incerto per non infliggergli un destino certo. Da questo punto di vista sono scelte non molto lontane da quelle di chi nei giorni scorsi ha preferito precipitare da un aereo dopo essersi appeso all'esterno, alla carlinga, pur di non restare a Kabul. «È terribile - racconta a Sky News un ufficiale dell'esercito di Londra - alcune gettavano i loro bambini ai militari chiedendo di prenderli, alcuni sono caduti sul filo spinato». Sconvolti i soldati. «Ieri notte piangevano tutti», ha detto l'ufficiale. Scene irrituali, procedure saltate, il cuore che litiga con i protocolli. Al punto che deve intervenire il segretario alla Difesa britannico, Ben Wallace: «Nessun bambino non accompagnato sarà portato fuori dall'Afghanistan, perché il governo non può prendersi in carico un minore solo».

L'aeroporto dentro al quale ogni Paese cerca faticosamente di organizzare i voli per rimpatriare i connazionali è da giorni un groviglio di destini. Si lotta, si urla, si deruba, si minaccia, si piange, si muore. Dodici sono i morti da domenica, calpestati dalla folla oppure centrati da un colpo di pistola sparato dai miliziani. Un funzionario talebano invita tutti coloro che non hanno il diritto legale per viaggiare a tornare a casa: «Non vogliamo altri feriti o morti». Ma sono parole vane contro l'angoscia di un popolo. E quindi nelle prossime ore è prevedibile un'escalation di repressioni.

Saranno settimane, mesi, anni terribili i prossimi per l'Afghanistan. Secondo un documento confidenziale redatto dal Centro norvegese per le analisi globali (Rhipto), che fornisce informazioni di intelligence alle agenzie Onu, citato dal New York Times, i militanti talebani che hanno preso il potere in Afghanistan starebbero intensificando la ricerca di persone che hanno lavorato con le forze statunitensi e della Nato, anche tra la folla di afgani all'aeroporto di Kabul, e avrebbero minacciato di uccidere o arrestare i loro familiari se non riusciranno a trovarli. Girerebbero liste di persone da trovare a tutti i costi: membri dell'esercito e della polizia, persone che lavoravano per le unità investigative dell'ex governo sono i più a rischio.

A un funzionario dell'antiterrorismo che aveva lavorato con colleghi americani e britannici, è stata inviata una lettera datata 16 agosto in cui gli si chiede di «riferire alla commissione militare e di intelligence dell'emirato islamico dell'Afghanistan» per non vedere i familiari «trattati in base alla legge della Sharia». V come vendetta, altro che volto buono del Talebanistan.

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