Airbnb contro gli affitti troppo brevi che mascherano la ricerca di location per feste non autorizzate. E che rischiano di finire in tragedia come nel caso di Orinda, vicino San Francisco, in California: cinque morti nella notte di Halloween dopo che, per motivi ancora da accertare, è stato aperto il fuoco in un appartamento, affittato per l'occasione sulla piattaforma, in cui era stato organizzato un party. La casa poteva ospitare al massimo 13 persone: alla serata se ne sono presentate più di 100.
Ad annunciare il cambio di policy è stato il cofondatore e amministratore delegato di Airbnb, Brian Chesky. «Dobbiamo fare meglio, e lo faremo. Tutto questo è inaccettabile», ha scritto in una serie di tweet. Sono tre le mosse che la società intende mettere in campo per limitare il fenomeno delle cosiddette party house, con tutti i pericoli che ne conseguono in termini di sicurezza. Per prima cosa, il portale aumenterà lo screening manuale delle prenotazioni considerate ad alto rischio e segnalate come tali da un'apposita tecnologia. In secondo luogo verrà messo in piedi un team a risposta rapida dedicato a gestire il fenomeno. Infine, si agirà immediatamente contro chi - ospite o padrone di casa - violerà le regole, con una serie di misure che potranno arrivare fino alla rimozione dell'annuncio dal sito.
Non è ancora chiaro come, in concreto, verranno identificati i casi a rischio. Un parametro potrebbe essere quello della breve durata del soggiorno, per esempio una sola notte, e magari la concomitanza con weekend e festività. Ma non può essere un criterio sufficiente. Vero è che i proprietari - detti host su Airbnb - possono indicare tra le regole dell'alloggio anche il divieto di organizzare feste o eventi e di invitare persone al di fuori di quelle registrate al check-in. Ma verificare che le indicazioni vengano poi effettivamente rispettate anche in loro assenza è un'altra storia. Senza contare che alcune proprietà vengono pubblicizzate e rese disponibili proprio come location per feste private. Altro elemento da tenere in considerazione per stanare le serate non autorizzate è la loro eventuale sponsorizzazione sui social network. A Orinda sarebbe successo proprio così: le autorità locali hanno dichiarato che l'invito al party di Halloween, trasformatosi poi in strage, era stato postato sui social media come «festa in casa», attirando gente da tutta l'area della Baia di San Francisco. Infine, sarebbero da monitorare anche le eventuali segnalazioni dei vicini di casa: sempre nel caso di San Francisco, il proprietario di casa sarebbe stato contattato una quindicina di volte per lamentele relative all'accumulo di spazzatura e alla presenza di un numero maggiore di ospiti rispetto a quanto consentito.
Di sicuro la stretta, se ci sarà, si farà sentire anche l'Italia, dove sono più di 415mila gli appartamenti affittabili sul portale lanciato dodici anni fa da Chesky insieme ai soci Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk (dati raccolti da Il Sole 24 Ore, aggiornati a giugno 2019). In totale, fanno oltre 1,8 milioni di posti letto sparsi per lo Stivale, e concentrati perlopiù nelle grandi città: in testa Roma (29mila case), seconda Milano (17mila), poi Firenze (11mila) e infine Venezia e Napoli (8mila). Secondo i numeri diffusi a luglio dal centro studi di Airbnb, l'Italia è il quarto Paese per impatto economico dei flussi turistici che passano per la piattaforma, dopo Stati Uniti, Francia e Spagna e prima del Regno Unito. Per il 2018, in Italia si attende un ritorno diretto di circa 5,4 miliardi di euro sul territorio.
Cifre che fanno da contraltare alle critiche rivolte alla società da chi ritiene che Airbnb abbia avviato fenomeni di gentrificazione in alcune città o quartieri e che stia danneggiando il business delle strutture di accoglienza tradizionali. Problematiche a cui si aggiunge anche quella della sicurezza.
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