Alatri, niente fermo per l'indagato. "Ma nel suo alibi mezz'ora di buio"

Mattia Toson, 18 anni, interrogato per sei ore in Procura

Alatri, niente fermo per l'indagato. "Ma nel suo alibi mezz'ora di buio"

Sei ore sotto torchio ma nessun provvedimento di fermo. Ieri in procura a Frosinone è stato sentito Mattia Toson, il ragazzo di 22 anni indagato per l'omicidio di Thomas Bricca, lo studente 19enne ucciso il 30 gennaio scorso con un colpo di pistola alla fronte ad Alatri, in Ciociaria.

La procura non ha preso al momento decisioni sul suo conto, anche se la sua posizione resta al vaglio degli inquirenti insieme a quella del fratello e del padre. «Non c'è un fatto oggettivo che la procura contesta al mio assistito - dice l'avvocato Umberto Pappadia che lo difende insieme al collega Angelo Testa -. Ci sarebbero soltanto degli accertamenti da fare e per essere svolti serviva iscriverlo nel registro degli indagati per omicidio volontario».

Era stato lo stesso ragazzo, qualche giorno dopo l'agguato, a presentarsi dai carabinieri insieme al fratello Nicolò e al padre per rendere dichiarazioni spontanee in merito a quanto accaduto. «So che mi state cercando, eccomi» aveva detto ai carabinieri. Quasi coetaneo di Thomas, sarebbe sospettato con altri della sua famiglia di essere coinvolto nell'omicidio scaturito come ritorsione in seguito a scontri avvenuti nei giorni precedenti ad Alatri.

Ieri l'indagato è stato sentito dal procuratore capo Antonio Guerriero e dal sostituto Rossella Ricca a palazzo di Giustizia, mentre nel piazzale antistante c'era grande nervosismo. Gli amici della vittima si erano radunati lì e nelle ore precedenti ad Alatri era circolato un volantino intimidatorio sull'avvocato di Mattia. «Egregio avvocato - si leggeva - tutta Alatri prova disprezzo e disgusto riguardo al suo operato (...) la riteniamo una persona cosciente della legge. Per questo inneggiamo alla giustizia che sarà difficile ottenere anche per vostra colpa. Le chiediamo, quindi, di rifletterci attentamente sopra».

Ci sarebbe mezz'ora di buco nell'alibi dell'indagato. Ai carabinieri aveva infatti raccontato che la sera dell'omicidio di Thomas era con alcuni amici e familiari in un locale di Veroli per festeggiare un compleanno. Ma l'omicidio si è consumato alle 20.30 mentre il ragazzo a cena era sicuramente alle 21. E c'è di più. Le immagini delle telecamere del sistema di video sorveglianza del Comune avrebbero ripreso i killer del diciannovenne mentre scendevano con il volto coperto dal casco da uno scooter T-Max e salivano su un'auto. Tra questi sarebbe stato identificato Mattia Toson.

È stato accertato che nei giorni precedenti l'omicidio ci furono una sequela di risse ad Alatri tra un gruppo di cui facevano parte anche alcuni stranieri, con cui stava anche Thomas e quello dei Toson. Il giorno prima, a poche decine di metri dal luogo dell'omicidio, un parente adulto di Toson Mattia era stato buttato dalle scale riportando ferite. E il delitto potrebbe essere stato per «vendetta» per lo sgarro. Omar, il marocchino indicato come il bersaglio (la sera dell'omicidio aveva un giubbotto simile a quello della vittima e potrebbe essere stato scambiato per lui) ha infatti pubblicato sul suo profilo Instagram le immagini di alcuni scontri. I due fratelli, però, non hanno mai posseduto lo scooter T-Max su cui sono stati visti arrivare i killer di Thomas.

Potrebbero quindi essere stati solo i mandanti del delitto o ci sarebbe un complice che prestato lo scooter, che non si trova più. Nessuna traccia, poi, della pistola a tamburo, che secondo i periti sarebbe stata usata per freddare il 19enne.

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