Ad Amsterdam prosegue la «due giorni» delle associazioni europee dei concessionari Stellantis che vede oggi intervenire Jean-Philippe Imparato, responsabile del gruppo per l'Europa allargata. «L'atmosfera è tesissima - afferma un dealer - l'allarme rosso è generalizzato. A Imparato chiederemo che si provveda subito a un riallineamento dei rapporti tra Stellantis e le reti, ormai sfuggenti. Sostenibilità del business in senso lato, volumi e margini sono i nodi da sciogliere subito. Stellantis, inoltre, deve guardare a quei modelli che il mercato chiede. Dal manager ci aspettiamo l'attenzione dovuta, bisogna assolutamente cambiare passo». Interviene un altro concessionario italiano di lunga data: «Per ora non ci sono in programma azioni di protesta. Stiamo solo aspettando di capire e vedere cosa cambia con l'uscita dal gruppo di Carlos Tavares. Qualcosa Imparato ci dovrà pur dire. In questo momento un'azione di protesta si sarebbe potuta mettere in atto solo se Tavares fosse stato ancora al suo posto. Siamo dell'idea, visto che Tavares se n'è andato, che la lettera che il presidente delle associazioni europee di concessionari hanno inviato ai primi di ottobre alla presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha colpito nel segno. Per non parlare - conclude il concessionario Stellantis - della figuraccia che l'ex ad ha fatto con il governo italiano. Tutte cose, queste, che sono state determinanti e che hanno portato il presidente John Elkann e il cda a decidere per il cambio al vertice operativo del gruppo». Intanto, c'è chi ricorda come le reti commerciali siano state obbligate a immatricolare un numero altissimo di vetture elettriche rimaste poi invendute nei piazzali.
L'incontro di Amsterdam tra le associazioni europee dei concessionari era stato programmato già da alcuni mesi allo scopo di riorganizzare e razionalizzare le varie attività. Solo il caso ha voluto che coincidesse con il defenestramento di Tavares deciso dai vertici di Stellantis. Ovviamente le conseguenze del cambio della guardia sono diventate prioritarie.
All'inizio di ottobre le stesse associazioni avevano inviato una lettera a Ursula von der Leyen per chiedere all'Ue di spostare dal 2025 al 2027 l'entrata in vigore dei limiti sulle emissioni di CO2 previsti a 94 g/km. Un messaggio, questo, chiaramente contro la linea dell'ormai ex ad Tavares il quale aveva definito «surreale» modificare le norme Ue sulle emissioni di CO2.
E sempre nella stessa lettera - che di riflesso avvertiva Tavares del malcontento delle reti commerciali messe in forte difficoltà dalla strategia adottata - si faceva presente come «in qualità di distributori, siamo in contatto quotidiano con clienti finali che spesso rifiutano le macchine elettriche a causa di preoccupazioni su prezzo, autonomia e accessibilità. Ciò ci pone in una posizione contraria a quella del produttore che rappresentiamo, che rimane ottimista circa il rispetto di queste severe normative Ue».
«Tuttavia - proseguiva la lettera - dal nostro punto di vista, è chiaro che il settore non è ancora pronto a raggiungere il volume necessario di vendite di veicoli elettrici. Questa crescente divergenza tra obiettivi normativi, prontezza del mercato e aspettative del produttore è motivo di preoccupazione».
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