Confezioni vuote di farmaci, assorbenti, salviette, ma in massima parte, pare, cotton fioc. Ecco i residui di plastica che galleggiano nei mari italiani: l'allarme è lanciato da Legambiente, e si riferisce a un rapporto dei tecnici di Goletta Verde secondo i quali il 18% dei punti monitorati presenta gravi difetti di depurazione. Un mare tutt'altro che da bere, nel quale fluttuano indisturbati rifiuti costituiti al 96% da plastica. 7mila in 46 spiagge, anziché nei wc. Il bilancio, presentato ieri a Roma, è stato condotto per due mesi lungo un viaggio di 7142km di costa.
«Il mare italiano continua a soffrire per la presenza di diversi scarichi non depurati che continuano a riversarsi in mare», commenta Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. «I dati anche quest'anno confermano la gravità della situazione, segnata pure dal problema dei rifiuti galleggianti e spiaggiati, e dalle continue illegalità ambientali». Il parametro più allarmante? Forse, la disinformazione. Si tenga conto infatti che in Italia la cartellonistica informativa sui divieti di balneazione (da anni obbligatoria, a carico dei Comuni costieri) è ancora considerata un optional. Parola di Serena Carpentieri, responsabile campagne di Legambiente: «I cittadini - dice - continuano a navigare in un mare di disinformazione». E sono 105 (cioè il 40%) i campioni di acqua analizzata risultati inquinati con cariche batteriche al di sopra dei limiti di legge. I marcatori indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli); l'86% dei 105 campioni con cariche batteriche elevate vengono definite, nel rapporto di Goletta Verde, fortemente inquinati. L'87% dei punti con valori fuori norma sono stati registrati presso le foci di fiumi, torrenti, fossi o canali che restano al primo posto quanto a minacce per il nostro mare. Riguardo al deficit di informazione, ancora, che marca gravemente questo bilancio, i tecnici di Goletta Verde hanno avvistato solo 16 cartelli informativi presenti nel 9% dei punti: e i cartelli di divieto di balneazione dei 91 punti vietati alla balneazione dalle autorità sono stati trovati solo in 23. «Nel 10% dei casi dove i cartelli di divieto sono assenti troviamo una presenza media o alta di persone che ignare fanno il bagno», protesta Legambiente.
Il quadro delle spiagge italiane più inquinate? In testa è il Lazio (8 punti fortemente inquinati), cui seguono la Calabria (7), la Campania e la Sicilia (5). All'estremo opposto, ovvero le regioni con zone balneari più pulite, Sardegna e Puglia (Veneto ed Emilia Romagna sul versante adriatico).
Legambiente ha presentato alle Capitanerie di Porto 11 esposti. Ma spiega il responsabile scientifico Giorgio Zampetti si tratta di «un ritardo cronico del nostro Paese anche per quanto riguarda gli interventi e gli investimenti da fare».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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