Allarme variante indiana Londra rinvia le aperture. "Ma in Italia non si cerca"

La mutazione corre, Jonhson rimanda al 19 luglio. Sebastiani (Cnr): sequenziamenti fermi

Allarme variante indiana Londra rinvia le aperture. "Ma in Italia non si cerca"

La variante indiana spaventa il Regno Unito e Boris Johnson si vede costretto a rimandare l'attesissimo Freedom day. Il 21 giugno il paese doveva tornare alla normalità ma il rialzo della curva epidemica, che ha ripreso a correre con un più 50 per cento di contagi nel paese, ha indotto un Johnson evidentemente stanco e contrariato a convocare ieri una conferenza per annunciare lo slittamento delle riaperture al 19 luglio.

Una sconfitta dovuta ancora una volta alle scelte strategiche del premier. Se correre con le prime dosi per la maggioranza della popolazione inizialmente era sembrata una buona idea ora con l'arrivo della mutazione Delta, contro la quale la sola prima dose offre una copertura insufficiente, l'Inghilterra deve correre ai ripari per proteggere la popolazione con due dosi. Dunque i britannici per la riapertura dovranno attendere circa un mese, sino al 19 luglio. Non il 29 però come ha detto per sbaglio Johnson. Forse un lapsus dal quale trapela il timore che le cose possano anche peggiorare. «Bojo» poi ha cercato di rassicurare evidenziando come «nel giro di quattro settimane due terzi della popolazione adulta avrà ricevuto due dosi del vaccino e si potrà procedere senza il timore di dover reintrodurre restrizioni e lockdown parziali». Decisione inevitabile: ieri sono stati registrati 7,742 nuovi casi di Covid . La media degli ultimi sette giorni indica un incremento del 46 per cento rispetto alla settimana precedente. Se non si riuscirà ad invertire la tendenza o almeno a frenarla si prevede che i contagi risaliranno a 15mila al giorno nel giro di una settimana. In aumento anche i ricoveri, più 50 per cento alla settimana nella zona centrale e meridionale e del 61 al nord.

Ma la variante Delta desta preoccupazione in tutto il mondo visto che oramai è già stata individuata in 74 Paesi e continua a diffondersi rapidamente: è la variante più veloce nella trasmissione dicono gli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Un merito però occorre riconoscerlo all'Inghilterra: la capacità di identificare e sequenziare con rapidità le varianti. Capacità che manca del tutto all'Italia che praticamente non le cerca. La Delta fa paura a tutto il mondo non solo per la velocità di trasmissione ma perché è in grado di eludere il vaccino anche per chi ha fatto la seconda dose come dimostra il caso dell'uomo contagiato nella palestra Virgin a Milano nonostante avesse ricevuto il richiamo. «Il problema è che noi non stiamo sequenziando il virus. Non lo facevamo prima, ma adesso abbiamo la variante indiana», denuncia Giovanni Sebastiani, primo ricercatore dell'Istituto per le applicazioni del calcolo Mauro Picone del Cnr. Per il ricercatore «stiamo testando sempre meno e non sequenziamo».

Dello stesso parere il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri. «Dobbiamo migliorare il sequenziamento, la genotipizzazione: sono stati stanziati dei fondi dobbiamo però migliorarci.

-afferma il sottosegretario- Il consorzio non è partito ma la rete di laboratori è stata creata, sappiamo che si stanno aggregando e Iss sta facendo un ottimo lavoro, ma servono più fondi. Il primo budget che ho richiesto, per iniziare, è stato 15 milioni di euro e chiederò un raddoppio. Cercare le varianti è prioritario quanto andare avanti con le vaccinazioni».

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