È ancora presto per arrivare al “C’eravamo tanto amati”. Ma tra Partito democratico e Movimento 5 Stelle il clima sta cambiando. E anche con una certa velocità. L’alleanza alle Amministrative è di fatto impossibile, come hanno constatato i rispettivi leader. Questo suona come un’ammissione di un’unione difficile, anche in prospettiva. Certo, nessuno ammaina la bandiera bianca, perché sarebbe prematuro. Ma nessuno osa negare che qualcosa sia cambiato. L’approdo di Enrico Letta alla guida del Pd ha ribaltato lo scenario: la morbidezza di Nicola Zingaretti nei confronti di Giuseppe Conte è stata archiviata in poche settimane. Adesso sono i dem a puntare alla leadership dell’alleanza.
“Dietro il dialogo Letta punta a conquistare un ruolo primario nell’alleanza”, spiega a IlGiornale.it una fonte parlamentare. Nessuno strappo netto, perché non è nella natura del segretario del Pd, consapevole che non ha la forza per fare tutto da solo. “Bisogna considerare anche che Letta ha una sorta di debito di riconoscenza verso Zingaretti che lo ha indicato come suo sostituto. Non può sconfessare del tutto, con degli strappi evidenti, linea di Bettini”, rileva un’altra fonte parlamentare dem.
Le difficoltà dell'avvocato
Ma la direzione è stata intrapresa, sulla base di un vantaggio concorrenziale: la condizione dell’ex avvocato del popolo non è la migliore possibile. “Ha perso il tocco magico”, sussurra in Parlamento un ex contiano di ferro, oggi molto più tiepido. La scalata al vertice dei 5 Stelle si sta infatti rivelando più complicata delle aspettative, anche a causa di alcuni imprevisti. Su tutti il video di Beppe Grillo. Senza dimenticare che è poi esplosa definitivamente la rottura con Davide Casaleggio. Il tutto mentre “almeno quindici parlamentari hanno già un piede fuori dal Movimento”, spiega un deputato già uscito dal M5S.
Così Conte tentenna, rinvia la decisione, facendo lievitare i malumori e le incertezze. La motivazione ufficiale sostiene che “sta lavorando al progetto per mettere a posto anche i minimi dettagli”. In realtà si sta muovendo in un vicolo stretto. Per questo, nei corridoi di Montecitorio, lo smarrimento dei pentastellati è palpabile. C’è quasi una sorta di rassegnazione verso un rilancio mancato. “Letta - ragiona un esponente del Pd - può e deve approfittare della debolezza attuale di Conte, che ormai sta perdendo l’appeal anche tra quelli che erano suoi accaniti sostenitori”. Il segretario, su questa linea, ha il pieno supporto degli esponenti di Base riformista, la corrente formata dagli ex renziani e guidata da Lorenzo Guerini e Luca Lotti, ma anche dell’area che fa riferimento a Matteo Orfini, da sempre critici verso l'ipotesi un’alleanza a tutti i costi con i 5 Stelle.
"Letta non tenga in vita Conte"
Il voto nei grandi Comuni, da Milano a Roma, è un perfetto assist per l’accelerazione di Letta: può mettere ai margini il Movimento. In campagna elettorale sarà difficile mantenere il fair play: basti pensare al rapporto, quantomeno burrascoso, tra la sindaca Virginia Raggi e gran parte del Pd romano. Come del resto i grillini non saranno teneri nei confronti del primo cittadino milanese, Giuseppe Sala. E dire che, nonostante il cambio di rotta imposta da Letta, nel Pd c’è chi chiede di fare di più.
Manifestando una sostanziale insoddisfazione rispetto verso la strategia lettiana: “Se vogliamo prenderci un po’ di voti, dobbiamo fare la nostra politica, non corteggiare Conte. Così lo stiamo tenendo in vita noi”, ragiona un deputato, in riferimento ai recenti incontri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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