Una via Almirante anche a Grosseto. Il Consiglio di Stato boccia il ricorso del Pci

I giudici hanno stabilito che "il Comune è il titolare esclusivo della toponomastica". Ira del Pd: "Una scelta vergognosa"

Una via Almirante anche a Grosseto. Il Consiglio di Stato boccia il ricorso del Pci
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Via Giorgio Almirante, a Grosseto, è una realtà. Il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica presentato dal Pci.

Tutto ha inizio nel 2018 quando il Comune di Grosseto approva una delibera con quale si invita la giunta di centrodestra del sindaco Antonfrancesco Vivarelli Colonna a intitolare una via ad Almirante, una a Enrico Berlinguer e una alla «Pacificazione nazionale». Da quel momento scoppiano le polemiche e le proteste della sinistra che diventano ancora più vibranti quando la prefettura rilascia il suo nulla osta. Il Partito Comunista Italiano nel 2023 decide di fare ricorso, ma la sentenza del Consiglio di Stato è inequivocabile. «Il Comune è l'esclusivo titolare della funzione amministrativa di toponomastica, mentre il Prefetto è chiamato a rilasciare o meno l'autorizzazione basandosi su ragioni di tutela dell'ordine pubblico o esigenze di regolarità anagrafica», osservano i giudici. Le strade e le piazze intitolate al fondatore del Msi sono numerose e si trovano non solo nei centri medio-piccoli (Ladispoli, Fiumicino, Montesilvano e Molfetta), ma anche in vari capoluoghi di Regione e di provincia come Bari, Foggia, Trani, Lecce, Ragusa e Rieti.

Il Pd, nonostante ciò, non ha mancato di far sentire la sua voce. «La decisione del Consiglio di Stato sull'intestazione di una via di Grosseto a Giorgio Almirante non cambia di una virgola il problema politico che più volte abbiamo denunciato durante lo svolgersi di questa vicenda», scrivono in una nota i parlamentari del Pd eletti in Toscana che si scagliano contro la scelta «vergognosa e inaccettabile, sul piano politico e morale» del Comune di Grosseto. I parlamentari dem ricordano i trascorsi di Almirante nella la Repubblica di Salò e il fatto che «nella primavera del 1944 firmò un manifesto dove minacciava di fucilazione i partigiani del grossetano che non si fossero arresi consegnando le armi».

Accuse che Fabrizio Rossi, deputato di FdI e assessore alla toponomastica al comune di Grosseto, parlando con Il Giornale, respinge con forza: «È un falso storico sostenere che Almirante abbia sottoscritto il Manifesto che minacciava fucilazioni per i partigiani poiché non avrebbe avuto il potere gerarchico per farlo, quale semplice capo di gabinetto di un ministro e, in ogni caso, è stato un parlamentare della Repubblica per quarant'anni, democraticamente eletto».

E aggiunge: «Come ha raccontato anche il giornalista Antonio Padellaro, Almirante e Berlinguer si incontravano segretamente a Montecitorio per discutere della situazione politica, in un'epoca non certamente facile come quella degli anni di piombo. Mi sembra doveroso intestare una strada a entrambi e mettere insieme a loro una via dedicata alla pacificazione nazionale».

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