Gli sport invernali potrebbero sparire e il paesaggio montano cambiare radicalmente. La durata delle nevi sulle Alpi si è ridotta di oltre un mese, 36 giorni, rispetto alla media degli ultimi 600 anni. Lo indica una ricerca italiana pubblicata su Nature Climate Changes che è riuscita per la prima volta a ricostruire la storia della durata della copertura nevosa tornando indietro fino al 1400 e analizzando gli anelli di accrescimento del comune ginepro che, nei secoli, si è adattato al clima.
«Tra il 1400 e il 1900 il manto nevoso è stato su livelli più o meno stabili ora invece, da diversi decenni, si assiste a una costante discesa - spiega Marco Carrer, dell'Università di Padova, primo autore dello studio come Raffaella Dibona e Angela Luisa Prendin, con Michele Brunetti dell'Istituto di Scienze dell'Atmosfera e del Clima del Cnr - Un declino senza precedenti che si ripercuote non solo sugli ecosistemi montani ma anche per tutte le attività umane che dipendono dai bacini idrologici a valle, la secca del Po ne è stato un esempio. «Il nostro lavoro analizza l'evoluzione storica - ha aggiunto Brunetti - ma è possibile immaginare, tenendo conto dei possibili scenari futuri e sulla base di altri studi, un'ulteriore riduzione da qui a fine secolo tra 26 e 76 giorni». Quello che possiamo toccare con mano oggi è che i bacini idrici e le riserve d'acqua non bastano mai, nemmeno a innevare artificialmente le piste da sci. E chissà se saranno sufficienti a fare scorte d'acqua per la prossima estate scongiurando un nuovo rischio siccità. Il 2022 è stato decretato come l'anno più caldo di sempre ma il 2023 rischia di essere ancora più caldo. L'allarme è stato lanciato dal Servizio meteorologico nazionale del Regno Unito (Met), che ha previsto un aumento della temperatura globale di 1,2 gradi in più in media.
Se le previsioni dovessero rivelarsi corrette, la corsa del riscaldamento globale porterà il mondo verso il decimo anno consecutivo in cui l'anomalia termica causata dalle attività umane ha fatto registrare temperature superiori a un grado. Va impostato e attuato un piano siccità tenendo conto del graduale peggioramento della situazione. Al momento si provvede a rimborsare le regioni che la scorsa estate sono state tra le più danneggiate. Il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida ha appena firmato il i decreti a sostegno delle imprese agricole di Lombardia, Piemonte, Calabria e Puglia.
Il ministro al Turismo Daniela Santanchè - che preme per innevare le piste da sci artificialmente per salvare la stagione - propone di «restituire all'agricoltura la neve prodotta artificialmente: dopo mesi di siccità si crea anzi un circolo virtuoso. La politica deve avere una visione di lungo termine ma oggi bisogna pensare agli Appennini, dove il turismo bianco in termini fatturato faceva la parte del leone».
Inoltre, un progetto di Enea, Università degli Studi di Cagliari, Crs4 e Mutah University (Giordania), punta a sostituire i fertilizzanti chimici con microrganismi e batteri in grado di favorire la crescita delle piante anche nei periodi di siccità, migliorando le funzioni del suolo e la produzione agricola.
«Abbiamo dimostrato che la fertilizzazione con una formula microbica sito-specifica, naturale ed endemica - sottolinea la ricercatrice Enea Chiara Alisi - può sostituire quella chimica e migliorare le pratiche agricole spesso basate sull'uso intensivo di fertilizzanti e sullo sfruttamento delle risorse idriche, causando l'impoverimento dei suoli».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.