Che dentro Fratelli d'Italia il clima non sia propriamente natalizio lo si è capito da giorni. Per l'esattezza da quando il ministro della Cultura Alessandro Giuli ha nominato come suo capo di gabinetto Francesco Spano al posto di Francesco Giglioli. Il primo molto vicino al centrosinistra, chiamato al Maxxi da Giovanni Melandri e già finito sotto i riflettori dei media nel 2017, quando era direttore generale dell'Ufficio nazionale discriminazioni razziali di Palazzo Chigi (ai tempi del governo Gentiloni). Il secondo ben visto negli ambienti del centrodestra e voluto al Mic da Gennaro Sangiuliano dopo averne avuto ottime referenze proprio da alcuni big della maggioranza che ne avevano tessuto le lodi con l'ex ministro per il suo lavoro in Senato.
Una miscela esplosiva. A cui si aggiunge l'irritazione di un pezzo di Fdi per la scelta di Giuli di aver indicato capo di gabinetto una persona finita agli onori delle cronache nel 2017 per un finanziamento di 55mila euro da parte dell'Unar di Palazzo Chigi a un'associazione Lgbtq che si rivelò poi essere lo snodo di una rete di prostituzione maschile.
Il tutto condito da una doppia guerra sotterranea. La prima con epicentro a Palazzo Chigi, dove tra coloro che davvero decidono (Dagospia chiama in causa il sottosegretario alla presidenza Giovanbattista Fazzolari) c'era anche chi era contrario prima alla nomina di Giuli e poi a quella di Spano. La seconda scossa è invece localizzata a via della Scrofa, con Fdi lacerata, perché c'è un pezzo di partito che punta apertamente il dito contro il neo-ministro. Chi perché scettico sull'opportunità di indicare Spano per i suoi trascorsi (tra questi soprattutto la folta pattuglia pro-vita), chi perché vicino a Sangiuliano (il quale con il suo successore non ha evidentemente un rapporto di reciproca stima).
Il redde rationem arriva ieri. A piccoli passi, alcuni noti e altri meno. Spano - nell'occhio del ciclone perché Report sta per raccontare su Rai3 come da dg del Maxxi abbia autorizzato un contratto di consulenza a suo marito - si dimette a dieci giorni dalla nomina, con Giuli che gli ribadisce piena stima e parla di «barbarico clima di mostrificazione».
Il ministro della Cultura, alla Camera per il question time e poi a Palazzo Chigi per incontrare il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, evita accuratamente le domande dei giornalisti. Anche se - racconta chi ha avuto occasione di sentirlo - ripete di non avere intenzione di essere commissariato, «né dall'interno e né dall'esterno». Una precisazione che lascia pensare si riferisca nel primo caso a chi a Palazzo Chigi ha spinto per le dimissioni di Spano e nel secondo allo scontro interno a Fdi.
Quest'ultimo acceso. E che sfocia in un confronto ad alta tensione in Transatlantico tra Federico Mollicone, presidente della commissione Cultura della Camera in quota Fdi, e Antonella Giuli, sorella del ministro, storica portavoce di Francesco Lollobrigida e oggi addetta stampa della Camera dei deputati. Una lite ruvida, a cui assistono una decina di persone. «Sei un piccolo uomo». «Che fai, mi minacci?». Poi arriva il deputato questore di Fdi Paolo Trancassini che prende Giuli sotto braccio e la porta via interrompendo l'alterco. Che però fotografa perfettamente il clima di tensione che sta agitando Fratelli d'Italia. L'oggetto del contendere, infatti, era il Mic e le fughe di notizie.
D'altra parte, interpellata sul tema alla festa de Il Tempo, pure Giorgia Meloni ammette che sulla nomina di Spano «in Fdi mi dissero che c'era
nervosismo». In quella occasione la premier - aggiunge - rispose dicendo «parlatene con il ministro» Giuli. Che, spiega, «non ho incontrato» anche perché «della vicenda non me ne sono occupata e ho capito abbastanza poco».
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