Altro che apologia, nel lido incriminato solo tanta volgarità

La sinistra scambia frasi triviali per l'esaltazione del fascismo

Altro che apologia, nel lido incriminato solo tanta volgarità

Benvenuti allo stabilimento «fascista» di Chioggia che ama tutti: «Amo i gay amo le lesbiche, amo tutta la gente che si comporta bene». Regole della spiaggia: «Ordine, disciplina, pulizia. Poi divertitevi». Ma prima ricordate: «La zona è ad alta frequentazione di gnocche e gnocchi». Dunque, «massima educazione e non rompete i co...!». E mentre i bagnanti asciugamano sotto braccio se la ridono ormai da tre anni, da quando cioè i cartelli campeggiano all'ingresso del lido accusato di apologia e loro sono evidentemente appagati dalla grossolana personalità del titolare, il Pd e la sua sinistra vedono il Duce dappertutto. Un incubo. E per un giorno trasformano il bagnasciuga nel veneziano in una pericolosa sacca di rinascita del fascismo in Italia. Interrogazioni parlamentari, denunce, richieste di revoca della concessione a quel gestore, Gianni Scarpa, che si divertirebbe a far rivivere il Ventennio in uno «spazio pubblico».

Eppure per condannare le sconcertanti banalità rivestite dalle espressioni di cattivo gusto di un «bagnino», come si definisce lui, non serviva scomodare le bandiere dell'antifascismo. Bastavano quelle contro le volgarità contenute nelle istruzioni di un comune manuale di galateo. Ma guai a ridurre tutto a «goliardate e folklore», ammoniscono i democratici. Che pure nei gabinetti, con quel cartello «per lui, per lei, per gay e per lesbiche», leggono un messaggio «omofobo, razzista e discriminatorio». Poi il gender friendly non era una vittoria della sinistra? E che dire di quei continui richiami all'ordine e alle regole da rispettare in riva al mare, che declinati in rime improvvisate che hanno attratto le telecamere dei tg? Spie di un sovvertimento della democrazia come sotto Mussolini, sentenziano i dem. Insomma, per loro in spiaggia non c'è posto per il sarcasmo. Tutto per gli indignati sarebbe un cristallino rimando al Duce. Tanto che sotto la tempesta mediatica il prefetto di Venezia ha fatto rimuovere con un'ordinanza le installazioni, e ha messo al bando messaggi vocali come quelli registrati da Repubblica, in cui tra le risate in sottofondo degli uditori si sente invocare lo «sterminio dei tossici». Anche la citazione mussoliniana «l'onestà deve cominciare dall'alto se si vuole che sia rispettata dal basso» per i piddini è una chiara incitazione alla violenza. L'inconfondibile prova del fascismo galoppante sotto l'ombrellone. Come quella, all'entrata, di Ezra Pound: «Se un uomo non è disposto a correre qualche rischio per le sue idee o le sue idee non valgono nulla o non vale niente lui». Elementi sufficienti a ottenere una revoca della concessione, chiedono in Parlamento, perché mica può fare come «a casa sua», Scarpa. Che così accoglieva i bagnanti: «In un paese devastato dai ladri istituzionali e maleducati qui ci sono le regole». Troppo fascista.

«Non è tollerabile che uno spazio pubblico sia affidato ad una gestione portatrice di messaggi inaccettabili e illegali», è la voce unica dal Pd a Si a Mdp, che portano il caso al ministro dell'Interno. E così anche quel minaccioso «zona antidemocratica», scritto all'ingresso del parcheggio, è finito sul tavolo del prefetto. Che l'ha preso alla lettera.

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