Non è nota al grande pubblico, Arianna, sorella di Giorgia Meloni, e moglie del capogruppo di Fratelli d'Italia, Francesco Lollobrigida. Pur essendo sui social, preferisce non entrare nelle questioni politiche e avere un profilo dedicato al suo privato o alla rappresentazione fotografica di piccoli momenti familiari. Questa volta, però, dopo aver letto un articolo di Repubblica intitolato «Consulenze, assessorati, partecipate, il riciclaggio dei politici disoccupati», ed essere stata citata tra i «figli e parenti di» decide di raccontare la sua storia, le sue origini umili e un lavoro che ha iniziato quando era giovanissima, anche per via di una situazione familiare non certo facile per via dell'assenza del padre. Puntualizzando, con una punta di amara ironia, di essere probabilmente il «più longevo contratto precario di tutta la Regione Lazio».
Uno sfogo che arriva proprio nel giorno in cui Il Fatto, in un articolo intitolato «Ferrovieri, fabbri, maestri e casalinghe, esalta le famiglie normali dei giallorosa», non esattamente «figli del popolo», ma con un retaggio e una provenienza sicuramente «estranea all'establishment» e costruisce su questo le fondamenta dell'edificio politico Pd-Cinquestelle.
«Oggi mi sono svegliata e ancora una volta ho letto il mio nome su Repubblica» scrive su Facebook Arianna Meloni. «Bene.... Oggi però due cose le voglio scrivere anche io. Ho cominciato a lavorare a 17 anni, perché a casa avevamo grossi problemi economici. Per questo ho frequentato una scuola serale e mi sono presentata all'esame di maturità da sola. Senza nemmeno un istituto privato alle spalle, ho pagato il mio bollettino alla posta per la tassa d'esame e mi sono presentata al Liceo Mamiani, senza nessuno ad accompagnarmi né a tenermi la mano. Ho fatto mille lavori: baby sitter, commessa, barman, promoter in vari supermercati, segretaria, magazziniera (per 4 anni all'età di 18 anni, c'erano solo uomini e non era proprio un ambientino tenero.... )».
Racconta: «Faccio politica, a prescindere dalle parentele, dal 1993 e non ho mai avuto bisogno di essere raccomandata da alcuno, né da mia sorella né da mio marito. Ho cominciato a lavorare in Regione Lazio nel 2000, non certo grazie a mia sorella che era ancora molto lontana dai ruoli attuali e tanto meno grazie al mio consorte con il quale eravamo all'inizio della nostra storia e non ricopriva incarichi politici di peso. Grazie a loro, forse, avrei potuto ottenere la stabilizzazione, come molti altri nella mia stessa situazione. Io ho preferito di no, e credo di essere, attualmente, il più longevo contratto precario di tutta la Regione Lazio. Sono in Regione da circa 20 anni perché, credo, so fare bene il mio lavoro».
Ancora: «Quello che invece vorrei chiedere al dott. Rizzo, il fustigatore dei privilegiati, è se nella sua famiglia ci siano persone che possano vantare un percorso come il mio o se invece i suoi figli e lui stesso abbiano avuto altre opportunità professionali, come una famiglia che ti paghi gli studi e possa aiutarti nel tuo percorso di vita. Per quanto mi riguarda ho fatto tutto da sola.
Rizzo vuole sapere cosa succederà con il taglio dei parlamentari? Beh, per quanto mi riguarda niente, continuerò a lavorare dove sono perché sono brava e mia sorella continuerà a fare ciò che fa perché attualmente è forse il parlamentare più bravo che ci sia. Entrambe abbiamo fatto tutto da sole, e per questo possiamo girare a testa alta. Noi...».
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