Dino Zoff, immagino che a casa sua la foto con la Coppa sia sotto i suoi occhi tutti i giorni...
«Non solo. Regalo quella foto a piene mani, soprattutto all'estero...»
Quante volte l'ha baciata?
«L'ho baciata?».
Ho foto che lo dimostrano...
«Ah, certo. Ma del resto come si fa a non amare quella Coppa...»
Che emozione fu alzarla?
«Una gioia prorompente. Ero capitano, era stato un mondiale particolare, pieno di tensioni, era l'ultimo per me, il premio di una vita».
Fatta soprattutto di sacrifici...
«Quelli no. Io non ho mai fatto sacrifici per giocare al calcio. È sempre stato un piacere. Tranne...»
Tranne?
«Qualche accusa gratuita, qualche polemica giornalistica. Ma facevano parte del gioco: tutto passa».
Pensava da bambino, come Maradona, di diventare un giorno campione dl mondo?
«No, io appartengo a una generazione diversa. Ai miei tempi se arrivavi in serie C eri già un personaggio. Pensare addirittura a una Nazionale, a una Coppa del Mondo.... Non si poteva avere sogni così grandi».
Ha mai incontrato Gazzaniga?
«Mi pare che una volta avesse portato una copia della Coppa a Coverciano. Ma parlo di tanti anni fa».
Disse in un'intervista che solo Zoff l'aveva emozionato...
«Anche per me fu così...»
Fu una Nazionale che cambiò anche la storia del Paese.
«Forse è esagerato. Però abbiamo portato felicità e fiducia in tutto il Paese e forse in quegli anni difficili ce n'era bisogno».
C'era la Coppa in bella vista anche nella partita a carte sull'aereo. Non è che l'avevate messa in palio per chi vinceva?
«No, no. Sennò Pertini me l'avrebbe fatta perdere...».
Ha scritto un libro: «La Gloria dura un attimo». Ma quella Coppa gliel'ha regalata per sempre.
«Vivere nella gloria è un attimo, ma la gloria resta. Ricevo ancora lettere da tutto il mondo, pure dalla Cina».
Andremo ai Mondiali?
«Avevamo tre possibilità e ne abbiamo sprecate due e adesso ci resta la più difficile. Ma ce la possiamo fare. Anche contro Ronaldo».
L'hanno votata Capo dello Stato...
«Si, certo: un voto».
Ne voleva di più?
«E perchè? Io l'1 l'ho sempre avuto sulla maglia. Io sono il numero 1».
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