Alzheimer, la proteina che salva i ricordi

Lo studio San Raffaele e Cnr. In Italia il 75% di chi ha demenza non riceve diagnosi

Alzheimer, la proteina che salva i ricordi
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È presto per parlare di nuove terapie contro l'Alzheimer o di diagnosi precoci. Ma ci sono buone basi per costruire una speranza. Tutto ruota attorno a una proteina che regola i meccanismi della malattia e che è coinvolta nella riparazione del Dna all'interno delle cellule nervose. Una sorta di «cucitura» nelle sinapsi del cervello che migliora la trasmissione di informazioni. Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Embo Reports, è firmato dal Cnr e dell'Irccs San Raffaele di Roma, arriva proprio nel mese dedicato alle demenze e accende l'attenzione non solo dei ricercatori ma anche dei medici che ogni giorno sono al fianco dei 1,5 milioni di malati (destinati a diventare 2,3 milioni nel 2050).

I MALATI INVISIBILI

Ci sono così tante falle nella gestione delle demenze che risvegliare la possibilità di una diagnosi precoce è fondamentale. Oggi infatti il 75% di coloro che convivono con una forma di demenza non dà un nome alla malattia, l'85% non ha accesso al supporto post-diagnosi.

Numeri non più tollerabili vista la pesantezza della malattia, non solo per il paziente ma per tutta la sua famiglia, spesso impreparata ad affrontare la patologia che sgretola passato, ricordi e relazioni affettive.

«Questo studio - spiega la coordinatrice Daniela Merlo, direttrice della Struttura sulle demenze dell'Istituto superiore di Sanità - propone un nuovo scenario in cui si analizza la disfunzione delle sinapsi, alla base della perdita di memoria». E «potrebbe avere un impatto terapeutico sui deficit cognitivi in diverse malattie neurologiche» aggiunge Enrico Garaci, presidente del Comitato tecnico scientifico dell'Irccs San Raffaele di Roma.

IL G7 DELLA SALUTE

Mentre nei laboratori si gettano le basi per nuovi percorsi di cura (e diagnosi), si lavora su come evitare il dilagare delle demenze: il 45% dei casi potrebbe essere evitato o ritardato intervenendo su 14 fattori di rischio, sostiene la Federazione Alzheimer Italia e Alzheimer's Disease International lanciano un appello al Governo perché porti il tema della demenza al G7 della Salute che si terrà il prossimo 8 ottobre ad Ancona.

Tra gli elementi da prevenire per combattere le demenze ci sono la perdita della vista non trattata, l'eccesso colesterolo cattivo, l'alcol, il fumo, l'obesità, il diabete. Perché parlare di questi temi nel G7 della salute? Perché dei 194 Stati membri dell'Organizzazione Mondiale della Sanità che si sono impegnati a farlo nel 2017, ben 155 non hanno ancora un Piano nazionale demenze.

GLI ALZHEIMER CAFÉ

Esiste tuttavia una rete di assistenza a pazienti e famiglie che funziona bene e che permette di affrontare con più serenità percorsi che altrimenti sarebbero irti di ostacoli. Si tratta degli Alzheimer cafè, una 50ina in Italia. Perché bisogna mettersi in testa che l'Alzheimer non ha solo una dimensione sanitaria ma anche sociale. Non coinvolge solo il paziente ma anche chi gli vive attorno, spesso spiazzato di fronte al peso che la demenza comporta.

«Guarire dalla demenza non è possibile, ma i caregiver possono prendere in carico la persona che ha perso la capacità di essere se stessa e reincontrarla in modo diverso con quello che la malattia lascia - sostengono Stefania Maffei, medico geriatra, e Sara Gioia, direttore Rsa alla guida dell'Alzheimer café Accorsi- La gentilezza permette di riconoscere fino all'ultimo la persona che vive con demenza vivendo momenti felici anche attraverso l'utilizzo di terapie non farmacologiche».

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