Un bagno di sangue in una chiesa e il terrore per le strade di Amburgo, nord della Germania, dove sono almeno sette i morti e otto i feriti in seguito a una sparatoria avvenuta alle 9 di ieri sera, nel quartiere di Alsterdorf, nel distretto di Gros Borstel, durante una cerimonia di testimoni di Geova. Per almeno un paio d'ore, dopo l'attacco, è stata «massima allerta», prima di scoprire che lo stragista era anche lui deceduto in chiesa. In attesa di capire le circostanze della sparatoria, la polizia ha infatti chiesto ai residente di restare chiusi in casa, perché gli autori della strage avrebbero potuto essere ancora in fuga, e ha raccomandato di «cercare riparo in un qualsiasi edificio, utilizzando i cellulari solo per le chiamate di emergenza», per evitare il collasso delle linee telefoniche. Le comunicazioni sono avvenute attraverso l'app che segnala i disastri sul territorio nazionale.
«Pericolo estremo», è stato il messaggio diffuso dal ministero dell'Interno tedesco e dalle forze dell'ordine, che ancora non sapevano se ad aver agito fosse stato un unico attentatore o più di uno e nell'immediato non avevano notizie della matrice dell'attacco contro fedeli inermi riuniti per un appuntamento religioso. L'unica certezza è che tutte le vittime presentano segni di ferite d'arma da fuoco. Le forze dell'ordine sono intervenute immediatamente con moltissimi mezzi e uomini, hanno transennato l'area, disponendo un perimetro di sicurezza, e scortato i fedeli sopravvissuti alla sparatoria fuori dall'edificio, mani sulla testa. Il timore, per circa un paio di interminabili ore, ha riguardato il rischio che l'attentatore, magari ancora armato, potesse agire in altre circostanze.
La situazione è rimasta confusa per un po'. «Non ci sono indizi che vi siano persone in fuga», ha spiegato il portavoce della polizia in una dichiarazione ufficiale ad Amburgo. «Quando la polizia è stata allertata siamo intervenuti molto velocemente perché eravamo vicini al luogo del fatto - ha spiegato il rappresentante delle forze dell'ordine - Arrivati in chiesa gli agenti hanno udito ancora uno sparo». «Al piano superiore dell'edificio è stata intercettata una persona che non si esclude possa essere il responsabile o uno dei responsabili. Ma anche questo non è ancora chiaro», ha concluso, sottolineando che le verifiche erano in corso. Poi l'annuncio: tra i morti c'è anche l'attentatore.
I luoghi di culto, dalle chiese alle sinagoghe alle moschee, sono ormai diventati un bersaglio facile per gli attentatori di ogni genere e matrice in varie parti del mondo. Meno di un mese fa, a fine gennaio, nel sud della Spagna, un sagrestano è stato ucciso e quattro persone sono rimaste ferite, dopo che un uomo armato di un machete ha fatto irruzione nella parrocchia di San Isidro de Algeciras, a Cadice. L'aggressore era un marocchino di 25 anni, Yassine Kansar, indagato per terrorismo.
Dall'Europa all'Africa, le chiese restano nel mirino.
A metà gennaio, nel mezzo della celebrazione di una funzione religiosa, un ordigno è esploso all'interno della chiesa pentecostale di Kasindi, nella Repubblica Democratica del Congo, provocando la morte di 17 cristiani. L'attentato è stato rivendicato dallo Stato islamico.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.