Gli ultimi sondaggi su Roma sono sul tavolo, alla riunione a Montecitorio. Danno il centrodestra in vantaggio e i due candidati in lizza, Enrico Michetti e Simonetta Matone, sostanzialmente appaiati. Ma il primo, voluto da FdI, più forte in un ballottaggio con il dem Roberto Gualtieri e la seconda, spinta da Lega e Fi, con la sindaca uscente 5Stelle Virginia Raggi.
Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e gli altri alla fine si accordano per quella che tutti chiameranno «la soluzione migliore»: un ticket Michetti-sindaco e Matone-prosindaco. Ambedue sono «civici» che si scontreranno con tutti politici.
L'accordo si chiude anche sul candidato di Torino, Paolo Damilano e sabato sarà ufficializzato il nome di correrà per la presidenza della Regione Calabria. Tocca a Fi, che vuole Roberto Occhiuto, capogruppo alla Camera, ma Salvini (già la volta scorsa fece obiezioni) spiega agli alleati che prima vuole sentire i suoi in Calabria.
Il messaggio forte che esce dall'incontro è quello della convergenza su un candidato per tutti e la nota ufficiale sottolinea la «piena sintonia nel centrodestra», al di là delle tensioni, dalla federazione al Copasir. «È andata bene - dice, all'uscita, il leader della Lega Salvini-, siamo felici e contenti. Grandi passi avanti, centrodestra compatto che lavora per vincere. Venerdì presentiamo la squadra su Roma. Ci siamo riconvocati per mercoledì e chiuderemo su Milano e Bologna».
La più soddisfatta è la Meloni, che Michetti l'ha tirato fuori dal cilindro. «Abbiamo deciso di sbloccare la candidatura per la carica di sindaco di Roma, con due straordinari professionisti, Michetti e Matone, che hanno un curriculum di tutto rispetto. Il centrodestra è perfettamente in partita, con la voglia di vincere le amministrative».
Il vicepresidente e coordinatore di Fi, Antonio Tajani, sottolinea: «Il centrodestra va unito, mentre il centrosinistra ha tre diversi candidati». Poi, ad una domanda. «Non è che io volevo Matone, avevamo detto di cercare la soluzione migliore e il ticket Michetti-Matone lo è, per allargare i confini del centrodestra e per vincere a Roma. Abbiamo mantenuto l'impegno di candidati civici anche a Torino». Nella lista di Fi ci sarà pure l'ex 5 Stelle Marcello De Vito.
Per capire com'è finita basta la dichiarazione di Vittorio Sgarbi, prima del summit. «La Matone è una candidatura di rottura per il suo essere magistrato. Anche Michetti ha le energie giuste. Se si riuscisse a metterli in campo tutti e due, funzionerebbe. A Michetti ho parlato e non accetterebbe di fare il vice. Se accettasse la Matone, Lega e Fi potrebbero dire la loro a Milano». È andata così. Una telefonata dalla riunione prima di Sgarbi, poi di Salvini. Lei si è messa «a disposizione» e il nodo si è sciolto. A Salvini piace, Fi l'ha spinta molto.
Magistrato nelle carceri all'inizio, poi capo della Segreteria del ministro della Giustizia Giuliano Vassalli, tra le fondatrici dell'Associazione Donne Magistrato Italiane, la Matone nel 2008 è stata capo gabinetto del ministro per le Pari Opportunità Mara Carfagna.
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