Anche Travaglio contro la Raggi: "O spieghi o ti dimetti"

Secondo Travaglio non c'è segreto investigativo che giustifichi il silenzio della Raggi sul caso della polizza che Salvatore Romeo ha intestato a suo favore

Anche Travaglio contro la Raggi: "O spieghi o ti dimetti"

"O spiega o lascia". È questo l'aut aut posto al sindaco di Roma, Virginia Raggi, da Marco Travaglio, direttore del Fatto Quotidiano che spesso è stato tacciato di indulgenza verso i Cinquestelle.

Secondo Travaglio "non c'è segreto investigativo (salvo che il verbale sia stato segretato dalla Procura) che giustifichi il suo silenzio" e perciò è necessario un chiarimento su quattro quesiti principali. Il primo riguarda la trafila che ha portato Renato Marra, fratello del più noto Raffaele, alla direzione Turismo del Comune?. "Fu in qualche modo imposta o estorta dal tentacolare fratello, capo del personale?", si chiede il direttore del Fatto. In secondo luogo:"Quella scelta è compatibile con la versione da lei fornita all'Anticorruzione capitolina?". E ancora: "Come e perché nacquero le accuse a De Vito? Erano mosse dalla preoccupazione di fare le pulci a un candidato attaccabile o dall'ansia di escludere un rivale scomodo?". L'ultimo quesito riguarda la guerra interna ai Cinquestelle, divisi tra i vertici nazionali che difendono la Raggi e Lombardi, De Vito e Fico che ne chiedono la testa.

"Una guerra intestina - aggiunge Travaglio - che si somma al bombardamento termonucleare delle tv dei partiti e dei media dei poteri finanziari e palazzinari, soprattutto dopo il no alla candidatura olimpica". "La Raggi, sempre che riesca a fugare tutte le ombre di cui sopra, ritiene di poter reggere alle due guerre concentriche e continuare (o cominciare) a governare Roma ben sapendo che la sua lapidazione - a cui ha contribuito anche lei con i suoi errori - continuerà fino all'ultimo giorno di mandato?"

608px;"> chiede il direttore del Fatto alla sindaca cui pone due alternative: "Se sì, dica come e perché. Se no, faccia quel che da un po' di tempo le suggeriamo, a prescindere dalla veridicità delle accuse a suo carico: si dimetta, anche per non aver commesso il fatto".

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