Non c'è tregua per Casapound. Mercoledì sera un militante 37enne del partito di estrema destra è stato aggredito a Livorno, all'incrocio tra via Garibaldi e via Galilei, una delle zone a più alta densità criminale della città labronica, mentre era intento ad attaccare manifesti elettorali. In macchina c'era la compagna incinta, che ha assistito al pestaggio. L'uomo, un paracadutista del 185esimo Reggimento acquisizione obiettivi dell'Esercito, intorno alle 4ha parcheggiato a poca distanza dai cartelloni su cui si attaccano i manifesti elettorali. Ne ha notato qualcuno staccato e, allora, ha deciso di scendere per metterne altri. È in quel momento che quattro soggetti incappucciati e dotati di spranghe lo hanno circondato. «Fascio di merda», gli hanno gridato contro prima di colpirlo a più riprese al volto, alle spalle e all'addome e prima di prendersela con la donna, in attesa di un bambino, che chiusa in auto stava assistendo alla scena. Gli aggressori hanno rotto il vetro con i bastoni. «È incinta, lasciatela stare», li ha supplicati il compagno. Ma i delinquenti hanno risposto: «Tanto nascerà un figlio fascista». Poi sono scappati, forse spaventati dal sopraggiungere di alcune auto. Emiliano, il militante di Casapound, ha riportato diverse ferite, soprattutto al volto, mentre la moglie Giada è ancora sotto shock. Al pronto soccorso dell'ospedale cittadino, in viale Alfieri, è arrivato in codice rosso. «Gli hanno dato trenta giorni di prognosi spiega Eugenio Palazzini, responsabile di Casapound Toscana e inizialmente pareva ci fosse il rischio che perdesse un occhio. L'aggressione è avvenuta a poche centinaia di metri da uno dei più attivi centri sociali di Livorno. Si tratta dell'ennesimo atto criminale e vergognoso - continua Palazzini - perché queste persone ritengono di potersi dare alla caccia all'uomo e di rimanere impuniti. Non è la prima volta che ci attaccano. Qualche giorno fa ci hanno tirato una molotov a Lucca, e ricordiamoci della bomba alla libreria di Firenze, dove un poliziotto ha perso la mano. Comunque, dall'atteggiamento siamo certi gli aggressori fossero antifascisti». La condanna è arrivata anche dal leader di CasaPound, Simone Di Stefano: «È incredibile - ha spiegato il segretario nazionale - quello che sta accadendo in Italia. Mentre le più alte cariche dello Stato vanno manifestando e lanciano allarmi sul sedicente pericolo fascista, gli antifascisti lanciano cacce all'uomo, rivendicano con orgoglio brutali pestaggi, aggrediscono e insultano le forze dell'ordine nella totale impunità. Al nostro militante gravemente ferito va la più totale solidarietà e vicinanza del movimento. Al ministro Minniti, invece, che non ha ritenuto di spendere una parola sulle minacce ha detto ancora - di chi ha promesso di mettere a ferro e fuoco Roma per impedirci di parlare al Pantheon, annunciando una manifestazione senza autorizzazione nella green zone, chiediamo invece cosa si debba aspettare ancora per intervenire». Solidarietà al ferito è arrivata anche da Andrea Romano, candidato livornese alla Camera del Pd, che gli ha fatto visita in pronto soccorso. Anche il sindaco pentastellato, Filippo Nogarin, si è schierato: «Questa non è Livorno ha scritto sui social la violenza è sempre da condannare senza appello e non fa parte del Dna di questa città».
Nessun problema, invece, ieri pomeriggio a Roma per la chiusura della campagna elettorale di Casapound, al Pantheon, dove Di Stefano ha parlato insieme al candidato alla Regione, Mauro Antonini.
Grazie anche all'impegno della questura che ha vietato qualsiasi manifestazione non autorizzata. Un gruppo di 200 antifascisti si è comunque ritrovata a Largo Argentina, prima di sfilare in corteo, nonostante il divieto, ma subito poliziotti in tenuta antisommossa li hanno circondati.
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