Anniversario amaro: polverizzati Conte e i 5 Stelle

Costretti a far da stampella al Pd a Bologna e Napoli e spariti da centinaia di Comuni, grillini buttati fuori da Roma e Torino. È il coronamento del flop di Conte

L'ex premier Giuseppe Conte
L'ex premier Giuseppe Conte

"Dodici anni fa abbiamo fatto l'impossibile. Ora dobbiamo fare il necessario!". Il necessario, probabilmente, per non soccombere. Beppe Grillo affida a Twitter questo post quando lo spoglio non è iniziato. Manca ancora mezz'ora ma tutti i Cinque Stelle (Giuseppe Conte compreso) sentono già nell'aria la portata del flop a cui stanno andando incontro. Quando finalmente riecheggiano in tv i primi exit poll, è tutto confermato: il Movimento è stato sbattuto fuori sia da Roma, dove Virginia Raggi manco agguanta il ballottaggio, sia da Torino, dove il lascito del sindaco uscente Chiara Appendino è pressoché polverizzato in un misero 9%. Nel resto d'Italia il fiasco dell'avvocato del popolo è ancora più cocente: mentre in moltissimi Comuni il simbolo pentastellato non è stato nemmeno presentato, a Bologna e a Napoli i grillini si sono ridotti a fare da stampella al Partito democratico.

Cinque anni fa, prendendosi Roma e Torino, il Movimento 5 Stelle aveva posto le basi per l'exploit delle elezioni politiche del 2018. Al tempo si sentivano invicibili, certi di aprire tutte le istituzioni come una "scatoletta di tonno". Poi hanno dovuto fare i conti con la realtà. E con il voto degli italiani che oggi, dopo aver testato il malgoverno pentastellato, hanno scelto di chiudere un disastroso capitolo della storia politica nostro Paese. Scelta che fa ben sperare per le prossime elezioni politiche. La doccia fredda per Conte arriva - per una fortuita coincidenza - in un giorno simbolo per i grillini che oggi festeggiano l'anniversario del Movimento. Dodici anni, al teatro Smeraldo di Milano, tutto ebbe inizio in nome di Francesco, il Santo povero. Oggi tutto implode. Ma, mentre Grillo guarda al passato postando su Twitter una foto che lo ritrae insieme all'amico Gianroberto Casaleggio, il figlio di quest'ultimo guarda al futuro lanciando #Alberiperilfuturo, l'iniziativa di piantumazione "dal basso" voluta dal padre nel 2015. "Il primo passo di questo cambiamento - scrive Davide Casaleggio - lo percorriamo oggi".

"Siete riusciti a dissipare tutto in soli due anni", tuonano i militanti sui social. "È il più grande fallimento della politica italiana degli ultimi anni", fa eco un altro. Nei prossimi giorni tutti i nodi verranno al pettine. Si capirà meglio cosa ne sarà della rottura che mesi fa si è consumata tra Casaleggio junior e Conte. Nel movimento si guarda ad Alessandro Di Battista che da tempo si è detto stufo della svolta governista imbracciata dall'avvocato del popolo. Tutto è possibile, anche una scissione. Nel frattempo non resta che concentrarsi sui numeri di oggi. E i numeri parlano chiaro: nei Comuni in cui i Cinque Stelle hanno governato, gli elettori non hanno perdonato il malgoverno e li hanno silurati. La Raggi non è stata semplicemente sconfitta: è stata del tutto asfaltata. A Torino, dove la Appendino ha deciso di fare un passo indietro e non confrontarsi col voto, la candidata Valentina Sganga si è fumata (in termini percentuali) i due terzi dei voti presi cinque anni fa.

Non va certo meglio nelle altre città. A Milano, come fa notare, il professor Paolo Becchi, ex ideologo del M5S, il partito di maggioranza relativa in parlamento sfiora il 4%. "Mi pare chiaro che le elezioni politiche siano necessarie perché il nuovo partito di Conte forse oggi non entrerebbe neppure in parlamento e invece determina tutte le decisioni del governo". E che dire di Bologna e Napoli? Per trovare il simbolo dei Cinque Stelle bisogna andare col lanternino a cercarlo tra le liste a sostegno dei candidati della sinistra. Proprio nella città di Luigi Di Maio e Roberto Fico, dove nel 2018 avevano superato il 50%, i grillini si liquefanno sotto la soglia del 10%. E ancora: quest'anno, con Conte capo politico, il Movimento ha deciso di non presentarsi nel 35% dei Comuni amministrati ritrovandosi così a perdere, ancor prima del voto, ben sette città su venti. Non solo. Se si confrontano i Comuni in cui il M5s si è presentato nel 2016 e che sono tornati al voto oggi, il 68,8% delle liste che hanno seguito Grillo cinque anni fa hanno detto "no" all'ex premier.

Numeri che nelle ultime ore circolano in ambienti grillini e che, prima o poi, l'avvocato del popolo dovrà prendere in considerazione per capire che la sua esperienza in politica è costellata da una lunga serie di flop.

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